La conta fra dialoganti e aventiniani nel Partito democratico è già partita e ci si interroga su quale sarà il rapporto di forza da qui alla fine delle consultazioni al Quirinale, quando i dem saranno chiamati a esprimersi su un eventuale governo a trazione M5s. La linea dell'opposizione a tutti i costi patrocinata da Matteo Renzi ha retto fino ad oggi, ma cresce la fronda interna di chi, come i ministri Dario Franceschini e Andrea Orlando, chiede di rivedere la posizione uscita dalla direzione e che recitava, in estrema sintesi, "opposizione responsabile". Una posizione non interpretabile per i renziani che, con il capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, si spingono a 'tifare' per la nascita di un governo Lega-M5s: "Non vedo l'ora che giuri un governo Di Maio-Salvini", si legge sul profilo Facebook di Marcucci, "la linea che porteremo la prossima settimana al Colle è quella votata praticamente all'unanimità in direzione: il Pd in questa legislatura starà all'opposizione. Se qualche dirigente vuol cambiare posizione, lo dica chiaramente".
Parole che la dicono lunga sulla determinazione con cui i parlamentari renziani - la maggioranza dei dem che siedono in Parlamento - intendono respingere l'offensiva della minoranza e di alcuni big del partito. L'entusiasmo con cui il senatore renziano saluta l'eventuale nascita di un governo M5s-Lega, tuttavia, ha destato qualche perplessità nel partito. Il deputato Walter Verini, molto vicino al padre fondatore del Pd Walter Veltroni, sottolinea di non augurarsi "che Lega e Cinquestelle facciano il governo" perché "un esecutivo populista-sovranista non è una prospettiva positiva per il paese". E anche il segretario reggente Maurizio Martina, stando a quanto viene riferito, ha modo di spiegare oggi a chi lo interpella: "Certo che un governo cinquestelle-Lega mi preoccupa. Mi preoccupa per il futuro dell'Italia". Il Pd, è il ragionamento del segretario, "deve prepararsi e sfidare le altre forze sul cambiamento utile al Paese. Il tema essenziale è il rilancio della nostra funzione verso il Paese, i suoi problemi e le sue aspettative". Una posizione che sembra condivisa anche dall'ex vice segretaria, Debora Serracchiani: "Il 'no' ad accordi con M5S o con la destra non è pregiudiziale, è la logica conseguenza di una visione diversa del Paese. Quindi nessun Aventino, ma partecipazione diretta al dibattito politico per affermare, dall'opposizione, un'alternativa possibile", scrive Serracchiani sui social network. E Francesco Boccia, esponente dem di area Emiliano: "Fare opposizione e basta senza un obiettivo è miope. Non ho detto di andare al governo coi Cinquestelle", spiega, ma "se ci sono temi che condividiamo, perché mai dovremmo chiudere ai Cinquestelle?".