Pd: Resa conti non va in scena Renzi, 'diktat non mi fermano'
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Pd: Resa conti non va in scena Renzi, 'diktat non mi fermano'

Pd: Resa conti non va in scena Renzi, 'diktat non mi fermano'

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(AGI) - Roma, 14 dic. - La resa dei conti tra maggioranza eminoranza Pd non si consuma, nessuna conta e nessun voto inassemblea. Solo un duro botta e risposta tra Matteo Renzi eStefano Fassina. Ma non e' il presidente del Consiglio asferrare il primo colpo. Renzi, come in un incontro di boxe,lascia sfogare l'avversario fin quando questo apre la difesa.Cosi' Stefano Fassina si lascia andare ad un duro attacco, comenemmeno a Gianni Cuperlo ed Alfredo D'Attorre era riuscito e,al termine di otto ore di assemblea, il premier puo' finalmentedire: se qualcuno vuole che corra alle urne alla primadifficolta' si meta' pure il cuore in pace perche' hointenzione di guidare il partito fino al 2017 e il governo finoal 2018 e "non indietreggero' di un solo centimetro rispettoalle riforme che fanno bene al Paese". Nel suo intervento di apertura, Matteo Renzi aveva tenutoun profilo basso rispetto alle polemiche seguite al voto sulleriforme, in commissione Affari Costitutzionali: "Non staremofermi per i diktat della minoranza - avverte - chi sta inParlamento non deve lanciare solo messaggi, che' altrimentisarebbe un semaforo, ma provare a cambiare in meglio il Paese".E anche a chi evoca con una certa vena nostalgica l'esperienzadell'Ulivo ricorda che quella stagione di riforme "falli' perle nostre divisioni e i nostri errori". E' questo che fasaltare sul palco a gridare Fassina: "Non ti permetto di fareuna nuova caricatura" della minoranza dem. La tesi di Fassinae' che Renzi voglia andare al piu' presto al voto e, per farlo,voglia utilizzare strumentalmente la minoranza per dire 'non milasciano lavorare quindi la parola passa al popolo'. "Non succedera', a meno che il Parlamento non mi mandi acasa", ha risposto indirettamente Renzi. E non accadra' nemmenoa Roma visto che la maggioranza Pd ha rinnovato la propriaGiunta in pieno sisma Mafia Capitale con Francesca Danese allepolitiche sociali. "Sono schifato da quello che sta emergendo", ha detto Renziin uno dei passaggi piu' duri del suo intervento, "i corrotti ei disonesti non possono camminare con noi", ha aggiunto primadi rivolgersi ai magistrati perche' si dedichino meno alleinterviste e piu' ai processi. L'intervento di apertura si esaurisce qui, senza il redderationem, che in platea nessuno sembrava davvero aspettare.Piu' pesante, invece, e' risultato il silenzio sullo scioperodi venerdi'. In tanti glielo hanno fatto notare, da Fassina aCuperlo, ma anche un 'mediatore' come Cesare Damiano hasottolineato l'opportunita' che il presidente del consigliospende due parole su uno sciopero che ha portato in piazzaqualche milione di persone. Renzi, durante la replica, sottolinea quindi: "Mi avetechiesto di parlarne e io lo faccio: rispetto chi sciopera maquello non e' stato uno sciopero sul Jobs Act", si scioperavacontro il governo, sostiene Renzi, anche perche' "altrimenti laCGIL avrebbe dovuto fare una mobilitazione anche contro lalegge Fornero. Il Jobs Act non e' una legge fascista" e "aBarbagallo che parla di Resistenza rispondo che la Resistenzae' una cosa seria". Divisioni che, ne e' sicuro il premier, non peseranno sullafutura elezione del Capo dello Stato: "Non sono preoccupato",sottolinea Renzi prima delle parole di Berlusconi cheaccreditano l'ipotesi di un pre-accordo tra Pd e Fi alNazareno. Niente di tutto questo, dicono in coro LorenzoGuerini e Debora Serracchiani, vice segretari dem quandol'incidente con la minoranza Pd e' gia'' consumato e Fassina e'tornato a chiedere che il patto comprenda anche Sel, M5S eLega. (AGI).
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