“A me non interessa nulla del leader. Ma se uno ingrassa o dimagrisce non è colpa della bilancia. Se vieni brutto nei selfie non te la prendi con la macchina fotografica. Di Maio non ha più il peso politico di un anno fa. Il ragazzo è deperito, questo è evidente”. Non usa mezze misure Gianluigi Paragone, il ribelle dei 5Stelle, più vicino alla Lega e all’opposizione che al Movimento che lo ha espresso e al governo. “Sotto processo per non aver votato la fiducia”, e per questo in procinto di essere espulso.
Ma lui replica: “Gli espulsi dovrebbero essere altri. I tre che hanno firmato il referendum contro il taglio dei parlamentari per esempio. Una bandiera del Movimento”. “Noi avevamo scritto nel programma che si poteva anche recedere dall’Euro e oggi facciamo i reggicoda di Bruxelles”, attacca, mentre “il governo è diventato più importante del Movimento. Ma attenzione: così non reggerà a lungo”, avverte Paragone.
E su Beppe Grillo dice: “È un leader vero. Non ha bisogno della divisa per essere un generale. E trasferisce la sua leadership su Di Maio continuando a ripetere: il capo è lui”. “Ma questa conferma insistita – chiosa Paragone – dimostra che c’è un problema. È l’Abc del potere”.
“Noi eravamo il simbolo del cambiamento – continua ancora il senatore dissidente – e non lo fai da un giorno all’altro. Sappiamo di non avere una classe dirigente all’altezza ma allora mi chiedo: perché dobbiamo consegnare al solo Salvini la critica all’austerity contenuta nel manifesto dei 32 professori universitari”. Un manifesto scritto “solo ricordarci che l’Eurozona ha la peggiore performance economica del mondo”.