AGI – Sergio Mattarella ha convocato per domani al Quirinale Mario Draghi, e la politica già si interroga sul futuro. “Ora non toccheremo palla...”.
Tra i parlamentari di maggioranza e opposizione il ‘refrain’ è lo stesso. “È il fallimento della politica, saremo commissariati”, afferma un deputato dem. “Speriamo che non arrivi la patrimoniale”, sospira un deputato di Fdi. “Ora verrà azzerata tutta la classe dirigente”, allarga le braccia un senatore.
La crisi si è avvitata, la due giorni dell’esploratore Fico non ha portato frutti. Del resto si era capito che i tavoli nella Sala della Regina di Montecitorio erano una sorta di convegno accademico, non altro. È vero che Italia viva ha fatto sapere che “M5s non ha aperto su nulla”, ma il disegno di Renzi da diversi mesi era quello di portare l’ex numero uno della Bce a palazzo Chigi, per un esecutivo dei ‘migliori’, magari composto comunque da politici.
Piano vaccini, Anpa, Inps, reddito di cittadinanza, riforma della prescrizione, Bicamerale sulle riforme, i dicasteri di Giustizia e scuola: sono tanti i temi che hanno diviso il fronte dell’ex maggioranza.
Ho sempre pensato che Draghi sia la soluzione migliore per il Paese, il ‘refrain’ del senatore di Rignano con i suoi. Oggi che le trattative sul ‘Conte ter’ sono naufragate il leader di Iv ha indicato la strada: un governo istituzionale con chi ci sta.
Renzi è convinto che alla fine il Pd e il Movimento 5 stelle dovranno esserci, di fronte agli inviti del presidente della Repubblica. Un’ala dem e del Movimento 5 stelle continuerà a pensare alle elezioni anticipate, del resto anche Salvini e Meloni insistono sulle urne.
Ma proprio per le “preoccupazioni” elencate dalla prima carica dello Stato sia il centrodestra che le altre forze della maggioranza ragioneranno nelle prossime ore sul da farsi, sull’invito del presidente della Repubblica ad appoggiare un esecutivo istituzionale, con “una formula non politica”. "Le preoccupazioni di Mattarella sono le nostre", afferma il vicesegretario dem Orlando.
La trattativa oggi si è arenata dopo il vertice tra Renzi, Franceschini, Crimi e Speranza. Il senatore di Rignano ha lamentato il veto del Movimento 5 stelle sul nome di Bellanova al Lavoro.
Ma con i suoi ha ripetuto il ragionamento fatto nelle scorse settimane: noi abbiamo fatto dimettere due ministre, non è che abbiamo fatto questa battaglia con le poltrone. Ora tutti rispondano all’appello del Capo dello Stato, ha spiegato ai suoi.
"Abbiamo ascoltato le sagge parole del Presidente della Repubblica Mattarella: ancora una volta ci riconosciamo nella Sua guida. E agiremo di conseguenza", ha scritto su facebook.
Bisognerà vedere ora come si comporterà soprattutto il Movimento 5 stelle. Perché una fronda al Senato, anche ampia, aveva sbarrato la strada ad una ipotesi del genere. Anche per difendere il presidente del Consiglio uscente, Conte. Ma di fronte agli appelli del Capo dello Stato l’atteggiamento potrebbe cambiare.