“Supereremo le possibili distanze ascoltandoci, troveremo le soluzioni”. È un Matteo Salvini in versione tessitore quello che, da Venezia, getta acqua sul fuoco delle polemiche interne alla maggioranza e rassicura gli addetti ai lavori sulla tenuta dell’esecutivo gialloverde.
Una tenuta che negli ultimi giorni è stata messa a dura prova da una serie di attriti, a volte latenti e altre conclamati, emersi sulle principali questioni all’attenzione del governo e acuiti dall’attivismo diplomatico dello stesso Salvini. Culminato, come è noto, nell’incontro milanese con leader sovranista magiaro Viktor Orban che, stando ai bene informati, è stato vissuto da Palazzo Chigi e dalla sponda grillina come un’indebita invasione di campo.
Il messaggio dalle colonne del giornale
Che il rischio che la situazione possa deflagrare non sia campato per aria è testimoniato da un editoriale di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano, il quale sembra dare voce a quella parte del popolo e degli eletti pentastellati insoddisfatti della condotta di governo di M5s, incapace a loro avviso di contenere il protagonismo dell’inquilino del Viminale.
Un articolo in cui si invitano Di Maio e tutta la pattuglia grillina di governo a “porsi seriamente il problema del che fare, cioè se staccare la spina. Anche perché – prosegue Travaglio – prima delle Europee del 2019 o subito dopo lo farà Salvini”.
La Lega a consulto
Prendendo atto della situazione, il ministro dell’Interno ha annunciato una riunione del gruppo dirigente del Carroccio per martedì prossimo, che dovrà mettere a punto la posizione del suo partito su un dossier cruciale per i destini dell’alleanza di governo, e cioè quello della legge di stabilità.
Un incontro preparatorio alla “cabina di regia” governativa che i due partner dell’esecutivo sembrano aver deciso di rispolverare proprio in vista dell’approdo in Parlamento del più importante provvedimento di governo, e che sembra riecheggiare liturgie e stagioni politiche dalle quali i due vicepremier hanno sempre affermato categoricamente di voler prendere le distanze ma che evidentemente viene vista come imprescindibile, data la gravità delle questioni in ballo.
Incombe la legge di bilancio
Sono infatti le scadenze imposte dalla sessione di bilancio a rendere necessaria nel minor tempo possibile una mediazione sulle questioni economiche, ancor prima del chiarimento su quelle internazionali. A partire dalla riforma previdenziale, con l’annunciato taglio delle cosiddette “pensioni d’oro”, su cui è in corso un confronto piuttosto ruvido tra Lega e M5s circa le modalità e l’entità che la sforbiciata dovrà assumere, che rischia di esplodere in autunno se non verrà trovato un compromesso accettabile per entrambi le parti.
Anche se oggi il titolare del Viminale, da Venezia, ha assicurato: "c'è un contratto che intendiamo rispettare". La soluzione sarà, a quanto pare, delegata a una cabina di regia formata ad hoc.
Ma sono molti i punti da affrontare
Il lavoro della cabina di regia gialloverde dovrà entrare nel merito di molte altre questioni, come quelle che rappresentano le due misure “di bandiera” rispettivamente per Lega e M5s, vale a dire la flat-tax e il reddito di cittadinanza, sulla cui declinazione esistono visioni non uniformi che potrebbero essere esacerbate dalla poca disponibilità di risorse più volte fatta presente dal ministro dell’Economia Giovanni Tria.
O sulle grandi opere, la cui discrepanza di punti di vista già emersa sulla Tav si sta riproponendo nel diverso approccio sull’ipotesi di nazionalizzazione delle autostrade e sulla ricostruzione del viadotto di Genova.
Sempre da Venezia, Salvini ha tenuto a precisare che su questo fronte il governo “non promette miracoli” ma arrivare all’autunno, quando il calendario imporrà di presentare in successione la Nota di aggiornamento al Def e la legge di Bilancio, con una “quadra” raggiunta da Lega e M5s su tutti questi punti, rappresenterebbe di per sé un notevole risultato politico.