In un post pubblicato su Twitter il garante del Movimento 5 stelle Beppe Grillo annunciò sibillino quello che per alcuni commentatori si sta verificando oggi. Scriveva Grillo: "Il tango si balla in due. È basato sull'improvvisazione, caratterizzato da eleganza e signoria. Se non lo si balla bene si risulta sgraziati e fuori luogo. Il passo base del tango è il passo verso di sé e la posizione di ballo è un abbraccio frontale, anche se alcune pratiche contemporanee prediligono l'abbraccio da dietro. Pericoloso".
Cosa voleva dire questa espressione prova a spiegarlo in un articolo pubblicato nella serata di sabato 24 marzo Il Fatto Quotidiano, che citando fonti interne al Movimento scrive: "Vuol dire accordarsi con la Lega Nord sulle Camere oggi, preparando il piano b con il Pd, e tenersi aperta la strada a sinistra".
Roma, 23 Marzo 2018
— Beppe Grillo (@beppe_grillo) 23 marzo 2018
Il tango si balla in due.
È basato sull'improvvisazione, caratterizzato da eleganza e signoria.
Se non lo si balla bene si risulta sgraziati e fuori luogo.
Il passo base del tango è il passo verso di sé e la... https://t.co/nWDERAPA5D
“La partita è aperta e noi, come abbiamo dimostrato, siamo pienamente in partita”, si legge nell'articolo de Ilfattoquotidiano.it, che ha raccolto la voce di una fonte vicina ai vertici M5s che ha preferito restare anonima anonima. “La nostra forza è quella di poter essere l’ago della bilancia: possiamo andare da una parte o dall’altra a seconda di come preferiamo e dettare le nostre condizioni. Ci muoviamo su due fronti”.
E ancora, cita un'altra fonte al Fatto: "“Lo schema è non avere schemi. Potersi muovere da una parte all’altra”. Una mossa confermata anche da un’altra fonte dentro il Movimento, che aggiunge: “Noi a differenza del centrodestra ci siamo dimostrati compatti e questo Sergio Mattarella non potrà ignorarlo”.
Un altro indizio in questo senso arriva dal blog del Fatto curato da Andrea Scanzi, che non crede alla certezza matematica del governo M5s-Lega (o centrodestra): "E ora? Molti giornaloni, adesso, ripartiranno con la litania dell’ 'accordo sicuro' tra M5S e Lega. Secondo quest’ottica, funzionale al Pd perché atta a far credere che Di Maio in realtà sia Goebbels e la Taverna Eva Braun, l’accordo su Camera e Senato sarebbe prodromico a un’alleanza di governo. Credo, al contrario, che non c’entri nulla".
"Nella storia della Repubblica Italiana le presidenze di Camera e Senato sono sempre andate alla maggioranza, tranne che nel periodo 1979-1994, quando la Dc (dopo la “non sfiducia” del ’76 e la solidarietà nazionale) 'concesse' la Camera al Pci. Il quale, da solo, aveva percentuali non distanti da tutto il centrodestra attuale e sideralmente superiori al centrosinistra attuale: non si poteva tener fuori. In più, responsabilizzandolo con incarichi così importanti, la Dc sperava di 'istituzionalizzarlo'. Altri tempi e altri contesti: oggi non poteva andare che così. Ma per il governo sarà tutta un’altra storia. E lunedì, sul Fatto, ve lo spiegherò meglio".
A destra Fico, il "grillino comunista", non piace
Ed è così che si spiegherebbe l'elezione di Fico a presidente della Camera, che i giornali più vicini al centro destra hanno bollato come il "grillino comunista". Il Giornale per esempio ricorda le sue idee di sinistra per quanto riguarda ius soli e diritti degli omosessuali: "Barbetta, collanina, braccialetti, ostile alla cravatta, Fico si è sempre detto favorevole alle adozioni e ai matrimoni omosessuali, all'eutanasia per i malati terminali, allo ius soli (al contrario di quanto sostenuto da Grillo)".
Fico è un ortodosso del Movimento, ma anche tra le voci più dialoganti verso la sinistra: considerata dai pentastellati la figura migliore per guidare Montecitorio. "Che sia fortuna o abilità, sta di fatto che le cose sono andate come voleva Di Maio. E non è poco", scrive il Fatto. “Mentre tutti ci dicono che siamo già a patti con il Carroccio, noi intanto eleggiamo un nome alla Camera che è molto vicino alla sinistra. E ci teniamo aperto anche quel fronte”. È la sintesi della politica della danza, o dei due fronti dei grillini in questa fase.
La politica del tango, dei due fronti e dei "due forni"
Espressione che ricorda la "politica dei due forni". A coniarla fu l'ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti. Leggiamo su Treccani la ricostruzione: "Andreotti, quando si ritrovò a commentare, a distanza di anni, la fase storico-politica degli anni Sessanta, caratterizzata dalla centralità della Dc, scrisse che egli fu artefice dell'idea che in quel momento il suo partito, per acquistare il pane (cioè fare la politica più congeniale ai propri interessi alleandosi con altre forze), dovesse servirsi di uno dei due forni che aveva a disposizione, a seconda delle opportunità: il forno di sinistra (socialisti), il forno di destra (liberali, eventualmente anche i missini).