Una rete di account sospetti avrebbe soffiato sul fuoco dell’indignazione sui social contro il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una spinta “artificiale” nei giorni della crisi a seguito della no del Quirinale alla nomina di Paolo Savona all’Economia. È quanto è scritto in un report pubblicato in queste ore da La Stampa e Repubblica e messo a punto da Andrea Stroppa e Danny di Stefano, che dicono di aver “utilizzato un algoritmo per individuare la propaganda digitale (da loro già impiegato - quasi identico - durante il World Economic Forum di Davos 2018) per analizzare tre hashtag: #mattarelladimettiti, #impeachment e #impeachmentmattarella. L’analisi ha individuato 360 account. È stata condotta dal 27 maggio (alle ore 21.50) al giorno successivo (alle 14.30).” (La Stampa).
Non si tratterebbe di una rete di bot, ovvero account falsi che in automatico rilanciano alcuni messaggi particolari per farne aumentare la vitalità, ma solo di ‘account sospetti’, una definizione non meglio precisata. Non vengono nemmeno riportati i nomi di questi account, ma solo alcune frasi come "Mattarella ha un würstel al posto del cuore #impeachment" o "traditore della patria" o ancora "Così #Mattarella butta nel cesso il voto di 15 milioni di italiani. Perché secondo lui la sovranità in Italia appartiene alla #UE e alla #Merkel e non al popolo italiano". Lo scenario, spigano i due informatici, sarebbe “troppo complesso” e “indicare un account come bot o troll è difficilmente dimostrabile, in particolare modo in un ecosistema di propaganda digitale molto discusso”.
“I due informatici hanno usato quattro criteri in questa analisi, confermata alla Stampa anche da una terza parte: composizione del nickname e caratteristiche del profilo, proporzione (ratio) tra following e followers, argomenti trattati, analisi di network. Per esempio, un account normale di solito tende ad avere più follower rispetto ai following, o almeno non in modo sproporzionato”, si legge nell’articolo del giornale torinese.
Tesi che i due informatici hanno confermato anche a Repubblica, che scrive: “Stando al report di Stroppa e Di Stefano, il "megafono" sovranista amplifica e diffonde quel tipo di messaggi tanto apprezzati dalla pancia più populista della Lega e del Movimento 5 Stelle. Insulti compresi. I 360 profili non sono necessariamente fasulli o generati automaticamente da software (e a ben vedere contengono anche qualche "falso positivo") ma la loro apparente ragione di vita digitale è una e una sola. Amplificare post scritti da altri. Doparli attraverso tecniche di boosting: interazioni, risposte, favorite, retweet" (La Repubblica). Ma al momento non c'è alcuna evidenza che questi account siano legati a qualche forza politica.