Mattarella scherza con Tarantino, neanche Mr. Wolf risolve la crisi
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Mattarella scherza con Tarantino, neanche Mr. Wolf risolve la crisi

Mattarella scherza con Tarantino, neanche Mr. Wolf risolve la crisi

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(AGI) - Roma, 12 giu. - Nemmeno l'efficientissimo e sbrigativoMister Wolf potrebbe risolvere tutti i problemi lasciati dallacrisi. Sergio Mattarella cede al clima festoso della cerimoniadei David di Donatello e abbandona per un attimo lo stileistituzionale per una battuta che e' anche un omaggio alla stardella giornata, il regista Quentin Tarantino, seduto in primafila con Nanni Moretti, Margherita Buy, Elio Germano, AlbaRohrwacher, Alessandro Gassman, Valeria Golino e WalterVeltroni. Il Capo dello Stato usa il cinema come metafora del Paese enota che "uscire dalla crisi non e' facile. Signor Tarantino,anche se ci prestasse il suo mister Wolf, neppure luiriuscirebbe da solo a risolvere tutti i problemi". Il registaapprezza la citazione di Pulp fiction, si dice "sorpreso, nonera preparata... potrei anche decidere di ritornare sulpersonaggio", e appena finita la parte ufficiale dellacerimonia si alza e stringe a lungo la mano al Presidente. Cheda padrone di casa lo accompagna dal Salone dei corazzieri finoal Salone delle feste, in veste di Cicerone d'eccezione."Wonderful" ammette Tarantino che con occhio clinico registrasubito: "ovunque si posi una telecamera, cattura una bellaimmagine", dunque quella di aprire al pubblico il Quirinale e'"a fantastic idea". Tarantino non si presenta con la musa Uma Thurman, per ladelusione dei fan, ma con la sua ultima compagna, la costumistaCourtney Hoffman, che forse ritenendo di doversi ispirare a unlook 'antico romano' indossa altissimi sandali alla schiava.Dress code quasi formale, invece, per il regista: giacca ecravatta nera, camicia bianca e jeans neri. Una flute in mano,grande disponibilita' a giornalisti e fan nel breve ricevimentoche segue la cerimonia, ma poche foto. "No, preferiscopartecipare al party" spiega ai tanti che gli si avvicinano perun selfie. Poi annuncia che il suo prossimo film, 'The HatefulEight', di cui ha terminato le riprese tre mesi fa, uscira' inUsa per Natale: "e' molto vicino al western all'italiana e nonaquelli di John Wayne e John Ford" annuncia il registaappassionato di spaghetti western. "Ho viaggiato 14 ore inaereo per i miei fan italiani" spiega, dimentico di essere inritardo di vent'anni, visto che stasera ritirera' i David diDonatello vinti per Pulp fiction (1995) e Django Unchained(2013). Ma il ritardo viene perdonato, il regista e' un po'l'ospite d'onore di questo esordio di Sergio Mattarella nelmondo del cinema. Che applaude il Presidente e a cui egli offrediversi spunti, dalla necessita' di "fare sistema" all'appelloalle televisioni nazionali perche' aiutino il cinema italianotrasmettendolo in prima serata. E un'altra citazione, al film"Nuovo cinema Paradiso" del conterraneo Giuseppe Tornatore, perricordare l'impegno del ministro Dario Franceschini a tutelarele molte sale storiche del nostro Paese. Poi, con NicolaPiovani al suo fianco, ricorda Francesco Rosi e Virna Lisi,scomparsi di recente. Mentre Franceschini annuncia di averinviato una lettera ai ministri della cultura francese etedesco "per avviare una strategia comune che permettaall'Europa di acquisire la posizione che merita sui mercatiinternazionali anche attraverso la creazione e il sostegno apiattaforme digitali europee in grado di contrastare ilmonopolio di fatto di quelle americane". Ma soprattutto a Mattarella preme parlare della crisi, cheha coinvolto il Paese e non ha risparmiato il cinema, ma da cuisi esce con il dialogo e la fiducia. La crisi e' stata anchesprone per il cambiamento, ha aumentato la concorrenza, haportato nuove tecniche e nuovi linguaggi senza dimenticare latradizione, in un mix di tv, internet e social media. Ma peruscirne "c'e' bisogno di dialogo, c'e' bisogno di stimareciproca, o quanto meno di rispetto vicendevole, c'e' bisognodi coltivare il bene comune". Siamo tutti diversi, ma "viviamoin una casa comune. E c'e' un legame evidente tra la nostracapacita' di confronto e la fiducia che sapremo generare",perche' "non sara' mai il pensiero unico, o l'illusione di unaconcentrazione del potere, a sanare le fratture. Ci voglionodialogo e confronto". Insomma, se e' vero che "senza la storiadel nostro cinema sarebbe piu' povera l'Italia", dovra' essereancora il cinema a raccontare "l'Italia che cambia, l'Italiache va verso la modernita' senza dimenticare le proprie radicidi solidarieta', l'Italia che si fa ricca delle sue differenze,l'Italia che sorride anche se sa che molti problemi sono ancorada risolvere ed e' capace di affrontarli con fiducia". (AGI)
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