Sentirsi una comunità, come un Paese deve fare, significa rispettarsi ed evitare l'astio e gli insulti. Sergio Mattarella rivolge il suo augurio per il 2019 agli italiani e spiega che "Sentirsi comunità significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri. Significa 'pensarsi' dentro un futuro comune, da costruire insieme. Significa responsabilità, perché ciascuno di noi è, in misura più o meno grande, protagonista del futuro del nostro Paese. Vuol dire anche essere rispettosi gli uni degli altri. Vuol dire essere consapevoli degli elementi che ci uniscono e nel battersi, come è giusto, per le proprie idee rifiutare l'astio, l'insulto, l'intolleranza, che creano ostilità e timore".
"So bene che alcuni diranno: questa è retorica dei buoni sentimenti, che la realtà è purtroppo un'altra; che vi sono tanti problemi e che bisogna pensare soprattutto alla sicurezza. Certo, la sicurezza è condizione di un'esistenza serena. Ma la sicurezza parte da qui: da un ambiente in cui tutti si sentano rispettati e rispettino le regole del vivere comune", prosegue Mattarella, "la domanda di sicurezza è particolarmente forte in alcune aree del Paese, dove la prepotenza delle mafie si fa sentire più pesantemente. E in molte periferie urbane dove il degrado favorisce il diffondersi della criminalità".
"Non dobbiamo aver timore dei buoni sentimenti"
"Non sono ammissibili zone franche dove la legge non è osservata e si ha talvolta l'impressione di istituzioni inadeguate, con cittadini che si sentono soli e indifesi. La vera sicurezza si realizza, con efficacia, preservando e garantendo i valori positivi della convivenza". Pertanto, secondo il capo dello Stato, "non dobbiamo avere timore nel manifestare i nostri buoni sentimenti perché sono quelli che rendono migliore la società". Perché "sicurezza è anche lavoro, istruzione, più equa distribuzione delle opportunità per i giovani, attenzione per gli anziani, serenità per i pensionati dopo una vita di lavoro: tutto questo si realizza più facilmente superando i conflitti e sostenendosi l'un l'altro".
Mattarella esorta a non rinchiudersi nell'intolleranza: "Dobbiamo guardarci dal confinare i sogni e le speranze alla sola stagione dell'infanzia. Come se questi valori non fossero importanti nel mondo degli adulti. In altre parole, non dobbiamo aver timore di manifestare buoni sentimenti che rendono migliore la nostra società. Sono i valori coltivati da chi svolge seriamente, giorno per giorno, il proprio dovere; quelli di chi si impegna volontariamente per aiutare gli altri in difficoltà".
L'Italia che ricuce
"Il nostro è un Paese ricco di solidarietà", ha proseguito Mattarella, "spesso la società civile è arrivata, con più efficacia e con più calore umano, in luoghi remoti non raggiunti dalle pubbliche istituzioni. Ricordo gli incontri con chi, negli ospedali o nelle periferie e in tanti luoghi di solitudine e di sofferenza dona conforto e serenità. I tanti volontari intervenuti nelle catastrofi naturali a fianco dei Corpi dello Stato". Si tratta, sottolinea il Capo dello Stato "dell''Italia che ricuce' e che dà fiducia".
Con un chiaro riferimento alla questione dell'Ires sulle associazioni no profit, poi ritirata, Mattarella ha invitato a evitare 'tasse sulla bontaà', su quella rete che rappresenta "una rete preziosa di solidarietà. Si tratta di realtà che hanno ben chiara la pari dignità di ogni persona e che meritano maggiore sostegno da parte delle istituzioni, anche perché, sovente, suppliscono a lacune o a ritardi dello Stato negli interventi in aiuto dei più deboli, degli emarginati, di anziani soli, di famiglie in difficoltà, di senzatetto. È l'immagine dell'Italia positiva, che deve prevalere".
Un appuntamento tradizionale ma non formale
In tempi di comunicazione spiccia sui social, Mattarella ha iniziato il discorso spiegando il motivo per cui intende rispettare la tradizione "non formale" degli auguri del Presidente della Repubblica agli italiani, che prosegue dal 1949. "Care concittadine e cari concittadini, siamo nel tempo dei social, in cui molti vivono connessi in rete e comunicano di continuo ciò che pensano e anche quel che fanno nella vita quotidiana. Tempi e abitudini cambiano ma questo appuntamento, nato decenni fa con il primo Presidente, Luigi Einaudi, non è un rito formale. Mi assegna il compito di rivolgere, a tutti voi, gli auguri per il nuovo anno: è un appuntamento tradizionale, sempre attuale e, per me, graditissimo".
Gli auguri, che quest'anno Mattarella ha deciso di rivolgere dal suo studio privato della palazzina al Quirinale, permettono "di formulare, certo non un bilancio, ma qualche considerazione sull'anno trascorso. Mi consente di trasmettere quel che ho sentito e ricevuto in molte occasioni nel corso dell'anno da parte di tanti nostri concittadini, quasi dando in questo modo loro voce. E di farlo da qui, dal Quirinale, casa di tutti gli italiani".
"In questa sera di festa desidero esprimere la mia vicinanza a quanti hanno sofferto e tuttora soffrono - malgrado il tempo trascorso - le conseguenze dolorose dei terremoti dell'Italia centrale, alle famiglie sfollate di Genova e della zona dell'Etna; nell'augurare loro un anno sereno, ribadisco che la Repubblica assume la ricostruzione come un impegno inderogabile di solidarietà". Buon anno anche ai "cinque milioni di immigrati che vivono, lavorano, vanno a scuola, praticano sport, nel nostro Paese" e "un augurio, caloroso, a Papa Francesco; e lo ringrazio, ancora una volta, per il suo magistero volto costantemente a promuovere la pace, la coesione sociale, il dialogo, l'impegno per il bene comune".
Il richiamo sulla manovra
Il richiamo più esplicito al governo è quello sulla manovra: "Ieri sera ho promulgato la legge di bilancio nei termini utili a evitare l'esercizio provvisorio, pur se approvata in via definitiva dal Parlamento soltanto da poche ore. Avere scongiurato la apertura di una procedura di infrazione da parte dell'Unione Europea per il mancato rispetto di norme liberamente sottoscritte è un elemento che rafforza la fiducia e conferisce stabilità".
"La grande compressione dell'esame parlamentare e la mancanza di un opportuno confronto con i corpi sociali richiedono adesso un'attenta verifica dei contenuti del provvedimento", ha proseguito, "mi auguro - vivamente - che il Parlamento, il Governo, i gruppi politici trovino il modo di discutere costruttivamente su quanto avvenuto; e assicurino per il futuro condizioni adeguate di esame e di confronto".