La riforma del taglio dei parlamentari è il pegno che il Pd paga all’alleanza di governo con i 5Stelle? In un intervista a Il Messaggero il capogruppo dem al Senato, Andrea Marcucci, non la legge affatto così, perché – dice – nella riforma costituzionale “che abbiamo portato avanti nella passata legislatura, di fatto prevedevamo un taglio dei parlamentari analogo”, pertanto questo voto è il risultato “del lavoro di composizione fatto ad agosto sull’accordo politico con M5S e con le altre forze di maggioranza”.
Quanto al fatto che il Pd possa correre il rischio di inseguire i grillini sul loro stesso terreno delle più radicali battaglie anti-casta, Marcucci assicura che “non mi sembra che si corra questo rischio”, anche perché – per esempio – sul vincolo di mandato “la Costituzione non dev’essere toccata” in quanto come dem “difendiamo l’indipendenza dei parlamentari” puntualizza Marcucci. Tanto che sul taglio dei parlamentari “abbiamo ottenuto quello che ci impediva di votare a favore”.
Quindi nessun inseguimento dei 5Stelle, nessun rischio populista perché “non c’è un’escalation” in tal senso, assicura Marcucci, per il quale sulla nuova legge elettorale, ad esempio, il Pd “partirà da un approccio maggioritario” dopo di che c’è l’inevitabile confronto con il resto della maggioranza e con l’opposizione. Detto ciò, “se la scelta dovesse essere proporzionale – dichiara il capogruppo dem a Palazzo Madama – ci sarà una soglia di sbarramento tale da che in qualche maniera avrà un effetto maggioritario”. Ma la soluzione sarà trovata entro fine dicembre, il 31 per la precisione, “con spirito di responsabilità” aggiunge Marcucci.
E sarà, per esempio, una soglia pari al 5%, sufficientemente alta per garantire l’effetto maggioritario desiderato? Pur non essendosi ancora confrontato dentro il Pd su questo aspetto, Marcucci risponde tuttavia che sì, “a me il 5 sembra ragionevole”. Poi il capogruppo dem al Senato si dice anche convinto che “non ci sarà” il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari e che “in ogni caso non lo reputo un rischio” afferma, anche perché “la maggioranza esce più forte e le opposizioni sono state obbligate a votare quando hanno capito che la compattezza dei partiti di maggioranza era granitica”.
Quindi “non c’è niente da temere”, “c’è la volontà di andare avanti a lungo” e “non sono preoccupato della dialettica interna” dice ancora Marcucci. Perché c’è solo un piccolo passo da fare: “Ognuno di noi deve imparare a conoscersi meglio”.