"Non siamo un partito, e non dobbiamo puntare a diventarlo", però "è chiaro che dobbiamo ripensare tutto, compreso il fatto se dobbiamo avere o meno un capo": lo ha affermato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, in un'intervista a Il Fatto Quotidiano. Il Guardasigilli ha sottolineato che "non è un problema di persone, e di certo non lo è Di Maio", con il quale, ha affermato, "ho il privilegio di lavorare e che ha realizzato cose importantissime".
"Dopo dieci anni di grandi risultati è normale ragionare su nuovi obiettivi, dobbiamo ripensarci a 360 gradi e svolgere gli Stati generali", ha aggiunto Bonafede, per il quale il punto sono, semmai, "gli obiettivi e la struttura", sui quali Bonafede avrebbe preferito che "il M5s si fermasse per un momento di riflessione".
Sul voto degli iscritti sulla piattaforma web Rousseau, il ministro ha detto di leggere la votazione solo "per quello che e'" e cioè che "gli iscritti hanno deciso che dobbiamo partecipare alle Regionali, e dobbiamo rispettare la loro indicazione".
Su Salvini afferma invece che il leader del Carroccio "è un irresponsabile, e se fosse stato per lui saremmo senza governo" mentre oggi "sono aperte partite delicatissime come la manovra o il caso dell'Ilva". Insomma, se fosse stato per lui "ci sarebbe stato l'aumento dell'Iva, con un costo di 540 euro in più a famiglia. Se si lavora bene si va di fatto contro Salvini" mentre ogni volta che si accusa Salvini "di essere un fascista gli fanno solo un grande favore" taglia corto il ministro di via Arenula a Roma.
Quanto alla maggioranza lacerata, in particolare sul varo della riforma della Giustizia che porta il suo nome e la sua firma, il ministro Bonafede dice che "c'è ancora spazio per il dialogo" ma è di certo chiaro - chiosa - che "se si arrivasse a un punto in cui l'atteggiamento del Pd ripercorresse quello di Salvini, non sarei io a dovermi porre certe domande".
Il nodo, semmai, per il titolare della Giustizia "è che continuiamo a guardarci indietro, discutendo di una riforma già approvata. Ma così si finisce in un vicolo cieco" prospetta. Aggiungendo anche: "La blocca-prescrizione non può essere rinviata, è una conquista di civiltà. E la verità è che siamo d'accordo praticamente su quasi tutta la riforma, anche stando ai contributi scritti che ho ricevuto dai partiti", chiude il ministro.