L’Italia non ha fatto sufficienti progressi sul debito nel corso del 2018, aumentato dal 131,4 nel 2017 al 132,2% del Pil nel 2018. Lo scrive la Commissione Ue nella lettera di richiesta di chiarimenti inviata al governo, chiedendo una risposta entro domani. E i termini di questa replica, che il governo sta studiando, saranno determinanti per evitare la procedura di infrazione. Quindi se il governo metterà nero su bianco la promessa di una riduzione del deficit nel 2019, alla deriva rispetto agli impegni presi dello stesso governo Conte in dicembre, allora è probabile che l’esecutivo comunitario sarebbe pronto a rivedere la sua posizione” scrive Il Sole 24 Ore edizione su carta.
Tutto però dipenderà, da un lato dall’atteggiamento che il governo intenderà adottare (scontro o trattativa?), dall’altro dai governi europei, prima ancora che dalla Commissione, osserva il quotidiano economico e finanziario di Confindustria. Cioè, “occorrono alleati”. E in quale campo? “Il dialogo va aperto prima di tutto con Germania e Francia alle prese peraltro con leadership indebolite – spiega Il Sole – alla ricerca loro stessi di interlocutori credibili e affidabili in vista delle nomine nei posti chiave delle istituzioni europee, ma anche con le formazioni politiche che governeranno l’Europa per i prossimi cinque anni: popolari, socialisti, liberali e forse anche verdi. Pare illusorio attendersi sponde dai paesi “sovranisti”, che al contrario sui conti pubblici italiani sono orientati verso un atteggiamento rigorista (come l’Austria)”. Una partita che si gioca tutta in chiave politica, dunque.
E il governo, nel frattempo, ha davvero poche ore per mettere a punto una linea unitaria nella risposta alla commissione. Anche se ad indicarla ci ha già pensato il vicepremier Salvini nell’annunciare per la giornata di oggi un incontro con il ministro dell’Economia Tria: l’Italia, pertanto, risponderà “rispettosamente, senza picchiare i pugni sul tavolo”, ha detto il leader della Lega, ma spiegherà anche ai partner che “l’unico modo per abbassare il debito è investire”. E c’è chi, come il vicepresidente del Consiglio Di Maio, non manca di rilevare come assurda la contestazione, visto che il periodo che concerne il crescere del debito sotto accusa da parte della Commissione Ue riguarda un altro governo, quello a guida Pd con Gentiloni presidente del Consiglio.
Non la vede così Alessandro Sallusti, che dalle colonne de Il Giornale che dirige attacca: “Tutta colpa di quel maledetto e inutile reddito di cittadinanza che, oltre ad affondare il Paese, senza risolvere il problema della povertà sta pure mandando a picco il suo geniale ideatore che di nome fa Di Maio”. E aggiunge: “È bello, e facile, cavarsela dicendo che siamo di fronte all’ennesima arroganza di un’Europa cinica e cattiva e che noi siamo buoni e bravi. Purtroppo non è così. Abbiamo firmato pochi mesi fa un patto e, per l’ennesima volta, non lo abbiamo rispettato. Di più: molto probabilmente lo abbiamo firmato sapendo bene di non poterlo rispettare, pensando di essere i più furbi di tutti e contando sullo stellone italico che alla fine ce la fa sempre sfangare”.
Secondo Il Fatto Quotidiano, tuttavia, la risposta di Tria “non prevederà impegni”. Nel senso che il superministro economico e finanziario si limiterà a sottolineare quali sono i “fattori rilevanti” che hanno determinato lo scostamento dall’obiettivo di riduzione del debito, “quali le le possibili sorprese positive che possono arrivare in corso d’anno e che renderebbero la distanza minore”. Ma nessun impegno politico, nessuna promessa di correzioni in autunno. “Quelle spettano, eventualmente, al premier Conte quando nel Consiglio europeo del 20 e 21 giugno dovrà approvare o respingere le “raccomandazioni” che la Commissione farà all’Italia come a tutti gli altri Paesi” osserva il giornale diretto da Marco Travaglio.
Ma il prossimo mercoledì, fa notare la Repubblica nella sua corrispondenza da Bruxelles, “la Commissione segnalerà i conti fuori traiettoria nel 2019 (circa 11 miliardi) e nel 2020 (deficit al 3,5%, debito al 135,2%), chiedendo un calo del disavanzo dello 0,6% del Pil nel prossimo anno con una correzione da almeno 23 miliardi. Quindi ci sarà il rapporto sul debito 2018 che, salvo improbabili ripensamenti, concluderà che Roma non ha rispettato le regole. Lanciando così la procedura sul nostro debito”.
Si tratta pertanto di una gabbia che costringerà l’Italia a tagli per almeno 5 anni (pena dure sanzioni) fino ad azzerare il deficit per un vero abbassamento del debito, osserva il quotidiano romano, che nel frattempo racconta anche dell’allarmato Rapporto della Corte dei Conti sull’andamento della finanza pubblica ha evidenziato che le spese sostenute per realizzare il Reddito di cittadinanza sono una fonte di forte preoccupazione, esprimendo – di pari passo anche forti perplessità e dubbi sull’impatto di “quota 100”.