La Lega 'vede' avvicinarsi le elezioni politiche anticipate. Nei corridoi del Transatlantico fervono i capannelli di leghisti, alcuni anche tra i big, che dipingono scenari catastrofici per gli avversari al governo, ingolfati sul decreto funzioni ministeri, nel pieno del caos su ex Ilva e manovra. Nel partito di via Bellerio sono così convinti di vincere tutte le Regionali del 2020 e che l'esecutivo non possa reggere a questo 'scossone' che è in corso un dibattito serrato tra i dirigenti su come arrivare alle elezioni.
La previsione è che l'esecutivo Conte II non regga molto oltre la sconfitta del Pd - che gli ex lumbard danno quasi per assodata - in Emilia Romagna e che, dal 27 gennaio, parta un processo, anche interno ai democratici, che porti al voto nazionale anticipato a maggio, in 'election day' con le Regionali di primavera.
Dico una data non a caso, il 24 maggio, spiegava Giancarlo Giorgetti ai suoi, alla Camera, citando il giorno dell'ingresso in campo dell'Italia nella Prima guerra mondiale. La discussione è talmente avviata che fervono i ragionamenti sulla possibile squadra di governo, con molti degli ex sottosegretari del governo M5s-Lega che sarebbero 'promossi' al rango di ministri nell'ipotesi di un Salvini I e il sogno di avere Luca Zaia ministro alle Infrastrutture nel caso si andasse a votare in election day con le Regionali venete.
"Se vinciamo in Emilia, scatta l'effetto domino, vinciamo ovunque. In Veneto possiamo candidare anche una seconda fila. Vinciamo persino nelle Marche e in Toscana, le due partite più difficili. La Puglia è nostra perche' Renzi l'ha giurata a Emiliano, e in Campania Luigi De Magistris si presenta contro De Luca e perdono pure lì", e' il ragionamento di un big leghista.
Le divergenze tra Salvini e Giorgetti
Se le previsioni sono concordi, il partito però è diviso sul percorso da intraprendere nel cammino che separa da un eventuale voto anticipato. Malgrado i rapporti tra Salvini e Giorgetti siano allo stato buoni - anzi, molto più buoni di quanto appaiano all'esterno - il segretario leghista e il suo più 'anziano' vice divergono sulle strade da intraprendere.
L'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha proposto - anche pubblicamente - l'apertura di un "tavolo" con tutti i partiti per affrontare le questioni piu' urgenti. Giorgetti lo spiegava anche oggi ai deputati leghisti più influenti alla Camera. Da qui a maggio, facciamo tre o quattro cose insieme, quelle piu' urgenti per il bene del Paese: il dossier ex Ilva, Alitalia, una legge elettorale maggioritaria, spiegava. Una linea che Salvini non condivide in alcun modo.
Anche se non vuole apparire distante da Giorgetti in pubblico e ha mostrato un'apertura: "Se le cose si fanno bene, io mi siedo al tavolo con tutti". "Capite che la legge elettorale in un momento così drammatico è lontana, ma se ci sono proposte che garantiscono che si possa governare e non quel pateracchio proporzionale di cui parlano Pd e 5 stelle, noi ci siamo. Abbiamo proposto il maggioritario tout court, se c'è questo intento noi ragioniamo, altrimenti c'è il referendum", ha poi aggiunto. Il segretario leghista vuole il voto anticipato, punto. Perché dovrei mai sedermi a un tavolo e aiutare Pd e 5 stelle a togliere le castagne dal fuoco? è il ragionamento che fa il leader del centrodestra.