Ilva: atteso per oggi voto finale su decreto legge
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Ilva: atteso per oggi voto finale su decreto legge

Ilva: atteso per oggi voto finale su decreto legge

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(AGI) - Taranto, 3 mar.- E' previsto per stamani alla Camerail voto finale sul nuovo decreto legge sull'Ilva. E' quello cheil Consiglio dei ministri ha varato lo scorso 24 dicembre,porta il numero 1 del 2015, e si aggiunge ai diversi decretiapprovati da fine 2012 ad oggi dagli ultimi tre Governi incarica: Monti, Letta e Renzi. Gran parte dei decreti, compresol'ultimo, sono stati varati per far fronte alle variesituazioni di emergenza nelle quali l'Ilva si e' trovata dopoil sequestro giudiziario degli impianti deciso dallamagistratura di Taranto nel luglio 2012 per gravi motivi diinquinamento ambientale. Il decreto sull'Ilva alla Camera dopoil voto del Senato avvenuto nei giorni scorsi, e' definito dalGoverno il provvedimento della svolta. E' il decreto che consente l'operativita'dell'amministrazione straordinaria - applicata all'Ilva, dalloscorso 21 gennaio, in base alla legge Marzano - ma soprattuttospiana la strada alla costituzione della newco pubblica che traalcuni mesi acquisira' gli impianti e il personale dell'aziendadalla stessa amministrazione straordinaria. La newco, che sara'partecipata con gli strumenti messi a disposizionedall'Investiment Compact, corrisponde alla scelta politicafatta dal Governo Renzi verso la fine dell'anno. Era infatti incorso una trattativa con i soggetti potenzialmente interessatiall'acquisizione dell'Ilva, soggetti che da una rosa inizialeerano poi scesi sostanzialmente a due (Arvedi e la cordata trala multinazionale Arcelor Mittal e il gruppo italianoMarcegaglia, con quest'ultima in pole position), quando ilpremier Matteo Renzi annuncio' che l'Ilva sarebbe tornatatemporaneamente al pubblico dopo essere stata dell'Iri sinoall'inizio del 1995 quando fu venduta al gruppo Riva. Lo Stato,disse mesi fa Renzi, si sarebbe fatto carico di risanarel'azienda dal punto di vista ambientale e di rilanciarlaindustrialmente, tutelando nel contempo l'occupazione. L'Ilvaha infatti nei suoi siti 16mila dipendenti, di cui 11mila aTaranto, dove oggi, peraltro, comincia il terzo anno con icontratti di solidarieta'. Una misura di crisi che interessera'per un anno 4.074 unita'. La scelta del temporaneo ritorno alpubblico e' stata determinata anche da alcune contigenze: lasempre piu' critica mancanza di risorse per l'Ilva, che inalcuni periodi e' stata anche sul punto di non pagare glistipendi, e gli enormi costi della bonifica ambientale delsiderurgico, stimati in base all'Aia in 1,8 miliardi di euro eritenuti dai privati non solo esosi ma corrispondenti aprescrizioni che in Europa le altre aziende siderurgiche nonhanno. Sebbene i decreti sull'Ilva convertiti direttamente inlegge oppure confluiti, sotto forma di maxi emendamenti, inaltre leggi, siano stati diversi dalla fine del 2012 ad oggi,tre, tuttavia, sono i provvedimenti di riferimento. Il primorisale a dicembre 2012 ed e' il decreto numero 207 del 3dicembre, poi convertito nella legge 231 del 24 dicembre. Siera in piena bufera giudiziaria. A Taranto gli impianti eranostati da alcuni mesi sequestrati dal gip Patrizia Todisco, infabbrica c'erano i custodi nominati dallo stesso gip, i verticiproprietari dell'azienda messi agli arresti domiciliari (EmilioRiva, scomparso ad aprile scorso, e il figlio Nicola) e altriseguiti da ordinanze di custodia cautelare in carcere (FabioRiva, anch'egli figlio di Emilio). Il Governo Monti decise chel'azienda andava posta al riparo. Due i principi stabilitinella legge 231: continuita' della produzione e contestualeapplicazione delle prescrizioni di risanamento dell'Aia,aggiornata e rilasciata all'azienda ad ottobre 2012. Controquesta legge, i magistrati di Taranto scateneranno un'offensivaappellandosi alla Consulta, ma il 9 aprile del 2013 la CorteCostituzionale boccera' i loro ricorsi definendoli infondati egiudichera' la legge costituzionale. L'altra legge di riferimento e' quella che varata duranteil Governo Letta. Anche questa legge nasce sotto la spinta diun'emergenza. A fine maggio 2013 il gip Todisco, semprenell'ambito dell'inchiesta giudiziaria esplosa nell'estate2012, ha ordinato il sequestro di beni e conti del gruppo Rivaper 8 miliardi e 100 milioni di euro. L'equivalente della sommache, secondo le valutazioni dei periti del gip, il gruppoavrebbe dovuto investire nella bonifica ambientale del sito diTaranto. La mossa del gip provoca le immediate dimissioni delcda dell'Ilva, allora presieduto dall'ex prefetto di Milano,Bruno Ferrante (chiamato da Emilio Riva all'inizio di luglio2012), con Enrico Bondi amministratore delegato. Senza cda,l'Ilva e' come una nave priva di equipaggio. E allora coldecreto legge numero 61 del 4 giugno scorso, il Governo Letta"esautora" temporaneamente i Riva, proprietari dell'azienda,dall'attivita' di gestione e ne decide il commissariamentopubblico affidandolo ad Enrico Bondi. Il decreto 61 fu poi convertito nella legge numero 89 del 3agosto 2013. Gia' in quella legge nasce un principio che poitrovera' conferma, sia pure con delle variazioni, nelle leggisuccessive, la numero 6 del 6 febbraio scorso, Ilva-Terra deiFuochi, e quella che oggi approvera' la Camera. Il principio e'quello di usare nel risanamento del siderurgico i soldisequestrati nel 2013 dalla magistratura di Milano ai Riva perpresunti reati fiscali e valutari. Soldi che sinora non sonomai stati usati e il cui utilizzo si e' mostrato a dir pocoproblematico in quanto gli stessi si trovano in Svizzera e perora sono solo soggetti a sequestro preventivo e non a confisca.Si tratta di un miliardo e 200 milioni di euro dei fratelliEmilio e Adriano Riva, cui vanno aggiunti altri 700 milioni,anch'essi sequestrati. Contro l'uso di queste risorse, AdrianoRiva ha presentato ricorso in Corte di Cassazione. Nel testo attualmente alla Camera e che il Senato haampiamente modificato rispetto alla versione uscita da PalazzoChigi a fine 2014, si stabilisce che i commissari straordinaridell'Ilva (sono tre e sono stati nominati con l'amministrazionestraordinaria) chiedano alla magistratura di Milano lo svincolodelle somme sequestrate e che queste siano poi utilizzate neilavori ambientali attraverso l'emissione di obbligazioni daparte della stessa amministrazione straordinaria intestate alFondo unico di Giustizia. Inoltre, il nuovo decreto mette adisposizione dei commissari dell'Ilva i 156 milionidell'accantonamento Fintecna relativi ad un vecchio contenziosoambientale tra il gruppo Riva e l'Iri, ex proprietariodell'Ilva, e consente agli stessi (Piero Gnudi, CorradoCarrubba ed Enrico Laghi) di contrarre un prestito sino a 400milioni, garantito dallo Stato, per investimenti ambientali eindustriali e progetti di innovazione dell'azienda. Il decreto,infine, stabilisce una serie di misure di salvaguardia perl'indotto impegnato nei lavori ambientali e di continuita'produttiva dell'Ilva. Tra queste, la principale e' la possibiledi accedere alla prededuzione per i crediti maturati e riferitial periodo precedente all'amministrazione straordinaria. Peravere questa garanzia e non correre il rischio di perdere ipropri soldi, l'indotto Ilva ha aspramente protestato nelleultime settimane. L'ultima protesta si e' conclusa appenavenerdi' scorso con la revoca del blocco dei trasportatoridavanti i cancelli della portineria C dello stabilimento diTaranto.(AGI).
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