Il braccio di ferro tra Lega e M5s sulla trasparenza dei soldi ai partiti

L'accordo per ora è saltato e il nodo politico sarà affrontato in Aula: al centro della disputa il nodo sulla soglia di 500 euro per le donazioni contanti, e quello che dovrà essere messo online 

Il braccio di ferro tra Lega e M5s sulla trasparenza dei soldi ai partiti 
 (Agf)
Alfonso Bonafede

Salta l'accordo sulle norme sulla trasparenza dei soldi ai partiti e resta il braccio di ferro tra Movimento 5 stelle e Lega. Il nodo politico è dunque solo rinviato e sarà affrontato in Aula. Dopo un'intera giornata di rinviii e trattative, i due relatori M5s hanno ritirato gli emendamenti al disegno di legge (ddl) anticorruzione, che avrebbero modificato secondo le richieste della Lega l'articolo 7 del ddl, relativo appunto alle norme sulla trasparenza dei contributi ai partiti.

Una decisione che, di fatto, contraddice quanto avvenuto nella serata di giovedì, quando la Lega rivendicava l'intesa raggiunta con gli alleati di governo sulle modifiche che avrebbero reso meno tranchant le disposizioni sulla vita interna dei partiti. Per i leghisti si tratta di un vero e proprio dietrofront dei pentastellati, che senza alcun preavviso - viene spiegato - mettono in discussione quanto stabilito.

Di tutt'altro avviso i pentastellati: l'accordo c'era, ma sul testo originario del disegno di legge, e non su possibili modifiche. E lo mette bene in chiaro il Guardasigilli Alfonso Bonafede che, in tv, scandisce: "l'accordo era stato già raggiunto prima di portare l'atto alla Camera, quindi in Consiglio dei ministri. La soglia è di 500 euro per le donazioni in contanti, sopra i 500 euro verrà tutto pubblicato online".

A spiegare la linea dei 5 stelle in commissione è il sottosegretario alla Giustizia, Vittorio Ferraresi, che in una nota minimizza quanto accaduto, riducendolo a una semplice incomprensione, un misunderstanding tra alleati e, soprattutto, all'interno dei pentastellati a livello parlamentare.

"C'è stato un difetto di comunicazione, l'accordo che era già stato raggiunto a palazzo Chigi all'approvazione della legge anticorruzione non è stato adeguatamente trasmesso e qualcuno nel Movimento ha preso delle iniziative su un punto, quello delle soglie per la tracciabilità delle donazioni ai partiti, che non era in discussione".

La soglia delle donazioni ai partiti

La questione che ha rischiato di far saltare il via libera delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera (l'ok arriverà in serata) riguarda le soglie delle donazioni per la pubblicazione dei nomi di chi effettua il versamento: nel testo del disegno di legge era fissato il tetto minimo a 500 euro.

Oltre questa somma, tutti i nomi di chi versa soldi ai partiti dovranno essere pubblicati. Nell'emendamento dei relatori M5s, Francesco Forciniti e Francesca Businarolo, il tetto veniva invece innalzato fino a 2.000 euro. Non solo: la modifica avrebbe anche 'salvato' le piccole somme di denaro, non superiori a 50 euro, che i partiti incassano ad esempio in occasioni di feste e manifestazioni politiche. Contro queste norme si era subito scagliata la protesta della Lega, che lamentava l'impossibilità pratica di rendere pubblico il nome di chi, alla festa di partito, compra un panino.

Fatto sta che tutto resta congelato, in attesa di un chiarimento che arriverà solo la prossima settimana, quando da lunedì il disegno di legge sarà all'esame dell'Aula. Secondo le opposizioni (oggi anche il Pd per protesta, come già aveva fatto ieri Forza Italia, ha abbandonato i lavori delle commissioni), dietro l'impasse sul ddl anticorruzione si nasconderebbe in realtà un problema a livello di governo, con la nuova spaccatura sul tema dei rifiuti e soprattutto il nodo del carcere per gli evasori, eliminato dal dl fiscale e, come viene garantito dai pentastellati, inserito in un prossimo provvedimento ad hoc.

Una lettura smentita dai 5 stelle, che tornano ad insistere sull'inesistenza di un accordo diverso da quello sui 500 euro. Per la Lega invece, che non nasconde la forte irritazione, "il patto c'era" e "i patti vanno rispettati", spiega Igor Iezzi. "Ieri sera abbiamo raggiunto un accordo, oggi i 5 stelle dicono che non va bene e vogliono rivederlo. Basta, è una cosa da pazzi, mi rifiuto di lavorare cosi'".



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