Ma il passo indietro fatto da Luigi Di Maio che ha rinunciato alla vicepresidenza di Palazzo Chigi, è una vittoria di chi? Di Beppe Grillo, per esempio? Alla domanda che le pone Il Messaggero nell’intervista all’edizione di carta, la presidente della Commissione finanze a Montecitorio Carla Ruocco risponde semplicemente che si tratta di un gesto “di responsabilità e di intelligenza politica”, in particolare perché “Beppe come sempre avrà saputo dare il consiglio giusto nella sua veste di Garante dei valori del M5S”.
Quindi se non sarà una vittoria di Grillo, un fatto è certo: Di Mai appare più debole, è in discussione la sua posizione di leader del Movimento? Ruocco preferisce rispondere analizzando il concetto di leadership che “secondo la versione classica non ci appartiene” perché meriti e demeriti, successi e insuccessi “sono di tutto il M5S” che è “intelligenza collettiva”. Dunque, se il governo partirà con il piede giusto “sarà anche una vittoria di Di Maio”.
Ma la parlamentare e presidente di Commissione rifiuta l’idea che dopo la caduta del governo con la Lega e l’iter di questa trattativa con il Pd, il M5s sia oggi lacerato: “Non lo è affatto” perché “vi sono un Garante, un capo politico, i portavoce e gli attivisti, che all’interno di una dialettica trasparente e perfettamente democratica lavorano per trovare soluzioni migliori per il Paese”. “Normale che le soluzioni possano essere frutto di un confronto e anche di discussioni” dice Ruocco che definisce Conte “un indipendente vicino al M5S” che “ha sempre dimostrato un eccezionale equilibrio che sucuramente lo pone come figura di garanzia delle varie istanze di governo”. Meglio, “l’unico presidente possibile per il M5S”.
Quanto al governo e al suo futuro, Ruocco si dice sicura che “non sarà una riedizione del vecchio governo e non potrà esserlo perché vi sono differenti sensibilità e programmi”.