“Non difficile”, ma “difficilissimo”. Così lo vede Arturo Parisi, fondatore dell’Ulivo insieme a Prodi alle alla metà degli anni Novanta, ministro della Difesa nel primo governo del Professore, l’incontro politico tra il Pd e i 5Stelle nell’intervista che compare sull’edizione di carta de La Stampa di Torino. “E tuttavia – aggiunge – non provarci equivarrebbe a riconoscere a Salvini non solo la prima parola ma anche l’ultima”. Ma il problema in ogni caso non è che il tentativo “riesca o fallisca”, ciò che conta “è il come”. Cioè che avvenga “alla luce del sole senza saltare nessun passaggio”, concedendosi il tempo necessario, “dedicando a ognuno il tempo che merita”.
E per fugare ogni dubbio, Parisi aggiunge: “Non vorrei che qualcuno si attendesse che in pochi giorni si potesse produrre un accordo migliore di quello che l’anno scorso ha chiesto ai5S e alla Lega tre mesi. Non dico del percorso che in Germania aveva impegnato tra il settembre 2017 e il marzo 2018 democristiani e socialisti per dar vita al quarto governo Merkel”. Tempo, ci vuole tempo. Per farlo maturare, l’accordo. “Solo così si può immaginare di riuscire a spiegare perché quello che fu ritenuto impossibile l’anno scorso è diventato d’un colpo possibile ora”.
E poi “l’accordo vede essere serio”, aggiunge il fondatore dell’Ulivo assieme a Prodi, perché non si può “dimenticare che, se non fosse stato per Salvini, i 5S si riconoscerebbero accomunati ancora con lui in quella ispirazione che chiamiamo populismo”. Ma veniamo ai punri programmatici di una possibile intesa? Su cosa devono poggiare e poi, è possibile far convivere la decrescita felice con l’esigenza di una nuova stagione di investimenti? Qualcuno dovrà pur cedere qualcosa… Al quesito l’ex ministro della Difesa risponde che “non è di cessioni o concessioni quello di cui abbiamo bisogno, ma di una convergenza che tenga almeno per il tempo dato”, ecco perché i tempi della soluzione della crisi e dell’accordo da raggiungere “contano nn meno delle cose”.
E poi c’è pure lo scoglio dell’immigrazione. Zingaretti invita a gestire meglio i flussi mentre i 5Stelle fino a ieri hanno appoggiato, anche se via via sempre meno pedissequamente, la politica di Salvini e della Lega in materia. Dunque, cosa ne pensa Parisi in proposito? “Che si tratti della immigrazione o dell’assalto alla Unione Europea – sostiene l’ex sottosegretario a Palazzo Chigi tra il ’96 e il ’98 – onestamente dobbiamo riconoscere che le posizioni dei partner del governo ora caduto si sono andate nel tempo allontanando. Se anche grazie ai cedimenti dei 5S la Lega si è sempre più radicalizzata, i 5S si sono in qualche modo moderati. Senza questo l’accordo del quale parliamo non potrebbe essere neppure ipotizzato”.
Ma Parisi non teme che i due popoli, quello del Pd e quello dei 5Stelle, possano perdersi nel disorientamento di questa unione e rifiutare ulteriormente la politica? Per Parisi questa è la “preoccupazione principale”. Cioè che in questo girotondo vorticoso, una volta “cascato il mondo” e “cascata la terra”, i rappresentanti in Parlamento finiscano “tutti giù per terra”. Per lui sarebbe una grande sconfitta, “Perderemmo e ci perderemmo tutti”.