Sarà messo nero su bianco al massimo entro martedì il documento di maggioranza sulle riforme che faranno da contrappeso al taglio dei parlamentari, con tanto di impegni concreti e precisi sui singoli interventi e scandito da un timing concordato, che si svilupperà attraverso tre step:
- entro il mese di ottobre, gli emendamenti da presentare al ddl costituzionale sul voto ai 18enni per l'elezione del Senato, all'esame di palazzo Madama.
- entro dicembre, la riforma costituzionale per modificare la platea che elegge il presidente della Repubblica, con la riduzione dei delegati regionali, e la modifica dell'elezione del Senato non più a base regionale.
- Infine, sempre entro l'anno, l'avvio della riforma elettorale.
Una prima bozza del documento è stata messa a punto durante il vertice di maggioranza che si è svolto nel pomeriggio alla Camera, presenti i capigruppo di M5s, Pd, Leu e Italia viva, nonché i rispettivi capigruppo nelle commissioni Affari costituzionali di Montecitorio e palazzo Madama. Presente anche il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, fresco di delega proprio alle riforme. Domani si terrà un nuovo vertice, mentre si occuperanno di stilare la versione finale del documento Pd e Leu.
Sul tavolo, invece, non c'è la riforma proposta da Enrico Letta e rilanciata da Luigi Di Maio sul voto ai 16enni: "Non mettiamo troppa carne sul fuoco", tagliano corto alcuni partecipanti al vertice. All'indomani della richiesta avanzata da Pd e Leu di un vertice ad hoc sulle misure per controbilanciare il taglio degli eletti, che andrà in Aula per l'ultima lettura lunedì, con possibile voto già nella giornata di martedì, i 5 stelle danno prova di lealtà nel mantenere fede all'impegno contenuto nel programma di governo e si siedono al tavolo con gli alleati per definire il 'pacchetto' di riforme determinanti per incassare l'ok di Pd, Leu e Iv - dove non mancano forti malumori - al via libera definitivo del taglio degli eletti.
Nel frattempo, il presidente della Camera Roberto Fico stringe sulla riforma del regolamento e convoca per domani la prima riunione della Giunta che dovrà mettere mano al 'vademecum' che disciplina di fatto la vita stessa di Montecitorio. I giallorossi, viene spiegato, si attendono altrettanta solerzia da parte dei vertici di palazzo Madama.
"Il nostro è un impegno serio e concreto", tengono a garantire fonti parlamentari M5s, che assicurano: "Non c'è nessuna intenzione di fare melina né di tirarci indietro, manteniamo la parola data". Ed era proprio questo, spiegano fonti parlamentari, l'obiettivo prioritario: fare in modo che i 5 stelle assumessero l'impegno formale, con tanto di date, sulle altre riforme. Ma il vertice è servito anche per compattare la maggioranza, definire il percorso comune e - obiettivo non secondario - rassicurare i malpancisti del Pd - e tra i renziani - che tra pochi giorni dovranno - "turandosi il naso", ammettono molti di loro - votare il taglio dei parlamentari dopo aver detto per ben tre volte 'no'.
Va aggiunto anche il malessere crescente soprattutto tra i dem sulla legge elettorale, in assenza "totale di una bussola. Qual e' la linea?". E non è un caso se oggi Matteo Orfini esce allo scoperto e chiede al partito di fare chiarezza sul sistema di voto. Nel Pd, infatti, non c'è ancora una linea definita e comune sul modello di legge.
Tra l'altro, il favore di M5s e Italia Viva per un ritorno al proporzionale scontenta non poco e in maniera trasversale le varie anime dem, non così disponibili ad abbandonare il maggioritario. Anche per questo ieri il segretario ha dovuto mettere in chiaro che non darà mai l'ok a un proporzionale puro. Ma è sui correttivi che non c'è ancora accordo: doppio turno o soglia alta? L'importante, viene spiegato, era intanto fissare una tempistica certa.
"Entro la fine dell'anno sarà avviata la riforma elettorale", riferisce al termine del vertice il capogruppo Delrio. Sul timing è d'accordo il Movimento, che con il ministro D'Inca' spiega: "Vi è un'intesa comune a lavorare in tempi brevi sulla legge elettorale".
Quanto agli altri passaggi, il percorso delineato prevede un primo pacchetto di emendamenti da presentare al ddl sul voto ai 18enni all'esame del Senato, per equiparare elettorato attivo e passivo di Camera e Senato, partecipazione dei presidenti di regione alle sedute del Senato quando si discutono materie inerenti l'autonomia differenziata.
Potrebbe essere quella la sede anche per la modifica del voto sulla prima fiducia al governo, da fare in seduta comune, e della sfiducia costruttiva. In un provvedimento ad hoc, invece, da mettere in campo entro dicembre, e collegato alla riforma elettorale, sarebbe inserita la riforma della platea che elegge il Capo dello Stato, con una rimodulazione del numero dei delegati regionali, l'elezione del Senato non piu' a base regionale.