In un’intervista al Corriere della Sera, il numero due della Lega Giancarlo Giorgetti chiede alla Corte Costituzionale di consentire “agli italiani di esprimersi in modo netto” sul referendum leghista per cambiare la legge elettorale, perché “siamo in una situazione simile” a quella in cui si è svolto il referendum di Mario Segni nel 1991. Anche se “allora era meglio”, sottolinea Giorgetti, perché “c’erano i partiti e c’erano delle regole, esisteva un metodo”. Mentre oggi “un pentapartito senza partiti e regole produce solo vertici notturni e non decisioni”. E “l’Italia non può permetterselo”, chiosa Giorgetti.
"Meloni aggressiva con FI, noi abbiamo sempre mantenuto il rispetto"
Secondo il vice di Salvini, “la crisi di sistema è ormai davanti agli occhi di tutti” e “i governi nascono con l’obiettivo dichiarato di impedire di governare a chi prende più voti”. Così per Giorgetti la Corte costituzionale “dovrà decidere se guardare al futuro o al passato” e per questo motivo “la data del 16 gennaio è da cerchiare in rosso”. Il momento del referendum potrebbe rendere più fragile il governo? All’interrogativo il vicesegretario della Lega risponde che “il referendum sul maggioritario è strategico” perché “riguarda la possibilità per gli italiani di avere un governo stabile che governa per 5 anni anziché le liste bloccate, il ceto politico teleguidato dai partiti e i governi che si fanno e disfano”.
Un passaggio dell’intervista riguarda anche i rapporti all’interno del centrodestra e, segnatamente, quelli tra la Lega e Giorgia Meloni, su cui Giorgetti riflette dicendo che “l’elettorato non è più nella camere stagne dei partiti come un tempo e noi restiamo saldamente sopra il 30%”. Quanto a Giorgia Meloni, invece, lei “ha una politica molto aggressiva, anche nei confronti di Forza Italia verso cui noi abbiamo sempre mantenuto il rispetto” per poi chiosare: “Ognuno fa politica con i mezzi che ha...”.