Apparizioni televisive con il contagocce, nessuna intervista rilasciata a radio o quotidiani italiani e anche le risposte 'a margine' degli eventi ufficiali sono centellinate. È lo stile Gentiloni, un basso profilo mediatico che risulta agli antipodi rispetto alla bulimia di talk show, tweet, post, Enews e dichiarazioni alla stampa di Matteo Renzi. Certo, il segretario del Partito Democratico operava da Palazzo Chigi con il doppio incarico di leader di partito e di governo. Salta agli occhi, tuttavia, che fin dal suo insediamento, in undici mesi Gentiloni ha collezionato solo due 'ospitate' in televisione, da Fabio Fazio a 'Che Tempo Che Fa', e a 'Domenica In' con Pippo Baudo.
Su Rai Uno, Gentiloni compare il 5 marzo 2017. Seguono otto mesi di silenzio televisivo. Nessuna intervista a giornali italiani e solo una, recentissima, all'Economic Time of India, alla vigilia della sua visita a Delhi. Anche sui social network il presidente del Consiglio è poco attivo, soprattutto in confronto agli standard renziani: 187 tweet complessivi negli undici mesi a Palazzo Chigi. Quanti ne ha collezionati Renzi negli ultimi 90 giorni del suo governo (ma c'è anche da considerare che nel caso di Renzi gli ultimi tre mesi coincisero con il passaggio referendario).
A #NewDelhi con @narendramodi. Italia e India al lavoro insieme,scambi culturali,rapporti economici e investimenti più forti tra i due paesi pic.twitter.com/1XS2ADPxC1
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) 30 ottobre 2017
Un consenso che cresce
Su Facebook, poi, se non fosse per i video dei discorsi ufficiali, Gentiloni sarebbe completamente assente. Discorsi ufficiali, per lo più, con poche incursioni nel'attualità politica italiana. L'intervento più pregnante da questo punto di vista fu quello alla Festa dell'Unità di Roma dove il presidente del consiglio toccò tutti i temi in campo, dallo Ius Soli alle tensioni nel Pd passando per l'amministrazione della città di Roma: "Quando è nato il Pd, fu una scelta giusta, con l'obiettivo di allargare il campo del centrosinistra senza rinunciare alla propria identità", è il passaggio dedicato alla difficile ricerca di un dialogo con le altre forze di centro sinistra. "Il governo non si rassegna, il Pd non si rassegna al declino della città: c'è la possibilità del rilancio", sono, invece, le parole di Gentiloni sulla Capitale. Uno stile che premia in termini di fiducia dei cittadini, stando almeno agli ultimi sondaggi ufficiali. Per Index Research, nel sondaggio commissionato per la trasmissione PiazzaPulita, in testa la maggioranza dell'elettorato di centrosinistra vedrebbe bene Gentiloni come prossimo premier (17%), seguito da Pietro Grasso (15%) e da Matteo Renzi (14%). Non a caso negli ultimi giorni, presagendo lo stallo che si verificherà in Parlamento dopo le elezioni, si è cominciato ad accennare alla possibilità di un reincarico di Gentiloni.
Grazie a Renzo Piano x contributo a progetto Casa Italia. Impegno governo nelle zone del sisma e x prevenzione e sicurezza in tutto il paese pic.twitter.com/OrlHrZav5S
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) 27 ottobre 2017
Solidissimo il rapporto con Mattarella
"Abbiamo Paolo Gentiloni che oggi è a Palazzo Chigi ed è un nome spendibile" per la futura premiership, ha detto il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato - renziano di ferro - in una recente intevista radiofonica. "Ce ne sono tanti di nomi spendibili e Renzi lo ha detto chiaramente a Napoli: lavoro per portare il Pd a Palazzo Chigi e non per portare Matteo Renzi", ha poi aggiunto Rosato. La scelta spetta ovviamente al Presidente della Repubblica e, da questo punto di vista, il rapporto dell'inquilino di Palazzo Chigi con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è solidissimo. Ma ci sono altri elementi che faciliterebbero un reincarico di Gentiloni: in Consiglio dei Ministri non si sono mai registrati 'strappi' tra i vari ministri e la presidenza, se si eccettua il 'giallo' dell'assenza della componente 'Giglio Magico' in occasione del rinnovo del mandato di Ignazio Visco a capo di Bankitalia; le varie anime del Partito Democratico sembrano avere come unico comun denominatore la fiducia in Gentiloni.
E anche segmenti degli altri partiti, di maggioranza e non, mostrano un favore crescente in Gentiloni. Alla scarsa propensione a dichiarare, infatti, il presidente del Consiglio unisce una spiccata propensione alla mediazione. Lo si vede anche in queste ore di confronto con i sindacati sull'età pensionabile, una novità rispetto ai mille giorni di governo Renzi in cui la Sala Verde di Palazzo Chigi era rimasta pressochè off limits alle parti sociali. Se Renzi è conosciuto come il 'rottamatore', al suo successore si attaglia bene la figura del 'pontiere'.