In un post su Facebook Luigi Gallo, che guida la commissione Cultura della Camera, ieri ha scritto che “non abbiamo bisogno di parolai, di gente che demolisce...” e molti vi hanno visto una risposta indiretta ad Alessandro Di Battista e al suo attacco a freddo ai dem e al Pd, ritenuto un partito “ipocrita”. E oggi, in un’intervista al Corriere della Sera, Gallo ribadisce, pur non volendo personalizzare, che “la fase dei frontman è finita, lo ha detto pure il premier Giuseppe Conte”. Dunque, “basta con i personalismi” perché è giunto oramai “il momento di dare spazio all’intelligenza collettiva del Movimento”.
Secondo Gallo, infatti, “oggi nel M5S c’è grande voglia di costruire”. A questo proposito pensa al decreto del ministro Costa “sui cambiamenti climatici”, “all’impegno del ministro Fioramonti per destinare tre miliardi d’investimenti a scuola, università e ricerca” perché “noi qui siamo tutti impegnati per risolver e i problemi dei cittadini” mentre, sottolinea, “c’è invece chi continua a fare il frontman”.
La preoccupazione del presidente della commissione Cultura di Montecitorio guarda infatti alle prossime regionali, “perché – spiega – sarà un problema se nelle Regioni ci sarà l’avanzata delle destre, perché poi ci renderebbe impossibile realizzare appieno le nostre riforme”. E se con la Lega l’esperienza è stata già consumata, riflette Gallo, forse “occorreva far e di più e parlare di meno”. In fondo, “anche Salvini è un frontman...” rileva.
Ma lui non è ossessionato dal pensiero di Di Battista, anche se però con il frontman 5Stelle condivide l’opposizione all’accordo con il Pd in Umbria: “Ho appena votano no” sulla piattaforma Rousseau, dice nell’intervista al quotidiano torinese, perché “penso che il Movimento Cinque Stelle debba sicuramente darsi una strategia per vincere nelle Regioni”. Ma per questo obiettivo, sottolinea, “servono accordi alti, non a tutti i costi”.
“Il dialogo col Pd già è difficile in partenza, visto che ci dividono da sempre temi e persone, penso ai De Luca, agli Oliverio” sostiene. E in Umbria “non s’è parlato neanche di programmi”, per esempio. Tanto che l’alleanza intorno alla sindaca d’Assisi “non è stata una proposta corale”, elaborata col contributo dei portavoce locali, “ma calata dall’alto”. Insomma, un’operazione troppo “veloce”, e a cui “manca anche un po’ di chiarezza”. E ormai i tempi “ormai sono stretti” conclude Gallo.