L'ipotesi che si tenga un congresso o un'Assemblea potrebbe mettere tutti d'accordo in Forza Italia, ma prospettive di un direttorio o di lasciare tutto invariato nell'organizzazione del partito si scontrerebbero con la richiesta dei tanti che chiedono una svolta dopo l'8% ottenuto alle Europee.
Oggi Berlusconi era a Bruxelles. Non ha incontrato Orban perché al vertice dei leader del Ppe il ministro ungherese non ha partecipato in quanto sospeso ma ha indossato i panni del mediatore: "Convincerò lui a restare nella famiglia popolare e i membri del Ppe a volere che l'Ungheria e lui restino".
Cercherà di fare la stessa cosa in una Forza Italia alle prese con la fibrillazione interna post-voto. Domani ci sarà l'assemblea dei deputati, oggi si sono visti i senatori, giovedì si terrà l'ufficio di presidenza.
Al momento non c'è una 'exit strategy', si discuterà innanzitutto della linea politica. Il Cavaliere nei prossimi mesi si dedicherà soprattutto al suo nuovo ruolo di europarlamentare, rilancerà la necessità di tenere un centrodestra unito, di varare una squadra che possa lavorare con la necessaria collegialità, ma è bagarre in FI.
In agitazione i portatori di voti al Sud che sottolineano come il risultato di Forza Italia sia stato deludente soprattutto al centro e al nord. L'area che fa riferimento alla vicepresidente della Camera, Carfagna, punta a rafforzare l'autonomia del partito dalla Lega, chiede che si scelga una strada moderata e che si modifichi l'assetto decisionale.
Ma una parte del partito guarda, invece, al partito di via Bellerio che qualora si andasse alle urne potrebbe garantire la vittoria nei collegi uninominali. "La Lega non è un tram", ha sottolineato Salvini. E c'è il piano Toti-Meloni, con il primo che ha annunciato per luglio la nascita di un nuovo movimento con regole democratiche.
"Toti se uscisse sarebbe condannato all'invisibilità", la tesi di Berlusconi. "È Forza Italia a marciare diritta verso l'inivisibilità", la risposta del governatore della Liguria.