È stato un 2 giugno di fuoco. Meglio, di guerra. E di ampie polemiche. Quelle tra il vicepremier Salvini e il presidente della Camera Fico, reo quest’ultimo di aver dedicato “la Festa della Repubblica a immigrati e nomadi” che si trovano sul nostro territorio, come sottotitola l’apertura della prima Il Giornale. Ma il titolo è molto più esplicito: “Fico traditore”, corpo del carattere grande e tutto maiuscolo. E la seconda riga del sottotitolo è dedicata a “Il Papa in Romania: ‘Chiedo perdono ai rom’” incastonato sotto lo stesso titolo dedicato a Fico.
Per La Stampa, edizione su carta, “Il 2 giugno di Fico spacca i 5S e mette in pericolo il governo”, se già non lo fosse per altri e diversi motivi. Tanto che a pag. 3 Il Messaggero così descrive la stoccata di Di Maio alla terza carica dello Stato: “La stoccata del leader grillino: Roberto si è venduto al Pd?” intravvedendo un progetto: “Vuole la Cosa rossa con De Magistris”, il tema del retroscena del quotidiano della Capitale. Ma per la Repubblica in edicola il conflitto sui rom tra Fico e Salvini, che replica secco: “se continua così torniamo dagli elettori”, è solo ”lite per accelerare la crisi”.
E così sulla base di questa polemica e dei suoi contenuti (la dedica della festa a immigrati e rom), la cronaca del quotidiano diretto da Carlo Verdelli vede un “ritorno Ritorno alle urne in tempi brevi. Festeggia così la Repubblica, Matteo Salvini, evocando per la prima volta platealmente le elezioni anticipate, se le cose non andranno come desidera il leader del 34 per cento”. Si tratta infatti di una vigilia delicata quella di domenica, perché il governo è “sospeso” nell’attesa del discorso annunciato al Paese che il premier Giuseppe Conte ha annunciato per oggi. “Nessun faccia a faccia ieri tra il presidente e il suo vice” si legge ancora su la Repubblica. “Tutto si gioca in questo tornante e Salvini ha deciso di alzare il tiro, anziché abbassare i toni. Si va avanti solo se gli alleati accetteranno di varare a stretto giro il suo ‘cronoprogramma’: decreto sicurezza bis, autonomie, flat tax. Un prezzo altissimo che, sa bene, i grillini non potranno accettare. Detta perfino i tempi a Palazzo Chigi: ‘Venerdì dovrebbe esserci il Consiglio dei ministri e sarà approvato il decreto sicurezza bis’”.
E i grillini come reagiscono? Di Maio risponde che personalmente “non avrei mai alimentato questa polemica di distrazione di massa sui migranti il 2 giugno. È una sua opinione” si legge su La Stampa cartacea, che però rimarca in un titolo come “il Presidente della Camera studia da leader di sinistra” con l’intento di “aprire al Pd” perché “lui parla sempre con Zingaretti”. “Di certo però Fico è convinto che sia il momento di agire, il Movimento deve rivedere il proprio profilo, la sua identità, inevitabilmente snaturata dall’alleanza con la Lega” scrive La Stampa che in un commento avverte che c’è rischio che si perda il senso dello Stato “se neanche la festa più solenne del nostro Stato, la festa della Repubblica, è passata indenne da una becera polemica propagandistica, perché definirla politica offenderebbe quella attività umana che Aristotele riteneva più nobile”.
Secondo un retroscena del Corriere della Sera “dietro il sipario dello scontro tra il ministro dell’Interno e l’inquilino di Montecitorio si intravede lo psicodramma del M5s” in quanto “Di Maio teme un assalto alla sua leadership” e anche di questo, nel pomeriggio, di domenica ha parlato al telefono con Fico, alla ricerca di un difficile chiarimento. Per il Movimento si tratta dunque di “un terremoto interno che preoccupa i leghisti e al tempo stesso li elettrizza”. Perché “il leader della Lega, forte dei cori osannanti che lo hanno accolto alla parata, avrebbe tutto l’interesse a passare all’incasso, trasformando i voti in seggi parlamentari”. Tuttavia allo stato attuale “il governo è in pezzi”, annota la giornalista. Tanto che Antonio Polito, sulle stesse colonne, si chiede: “Ma due che non sono d’accordo su che cosa si festeggi il 2 Giugno, e dunque su che cosa sia la Repubblica, possono governare insieme la Repubblica?”
La risposta è semplice: “Quello scoppiato ieri è un conflitto sotto il quale si nascondono visioni opposte del Paese: per uno un campo profughi, per l’altro un campo militare” è l’opinione dell’articolista di via Solferino.