E’ fact checking-mania, ecco le testate che “verificano i fatti”
Agi ha lanciato nel dicembre del 2016 un canale che ha avuto sempre più successo. Non per convincere qualcuno, ma perché la verità conta. Sempre

La traduzione italiana è “verifica de fatti”, ma ormai lo conosciamo tutti con il suo nome inglese: “fact checking”. Complici le testate giornalistiche che da qualche tempo, in molte, hanno adottato questo strumento di verifica sulle promesse, sui numeri e sulle dichiarazioni formulate dai politici. Ma non solo.
A fine sotto il microscopio dei ‘controllori’ ci sono anche comuni, partecipate statali, insomma tutto ciò che è di interesse per i cittadini/lettori. Agi al fact-checking dedica un canale esclusivo alimentato da una verifica al giorno condotta da Pagella Politica, con cui l’agenzia giornalistica ha stretto un accordo il 2 dicembre del 2016.
Ecco le testate che “verificano i fatti”
La Stampa ha inaugurato un vero e proprio spazio fact checking realizzato dal Master in Giornalismo Torino e DCPS - UniTo. Il tema che tiene banco è quello politico con le promesse elettorali da sinistra a destra passate al setaccio. Fact checking elettorali sono riconoscibili immediatamente dall’hashtag #checkpolitiche2018. Se la dichiarazione è vera o meno, lo si scopre subito grazie a una sorta di semaforo che incornicia l’oggetto della verifica. Se è verde l’affermazione è corretta, se rosso è errata, se giallo è imprecisa.
Al Sole24Ore il fact checking è affidato a varie firme a seconda del tema. Così quello sul Jobs Act è realizzato da Claudio Tucci, mentre quello sull’obbligo dei vaccini è affidato a Barbara Gobbi. Solo per citare qualche esempio più recente. Nel titolo è specificato che si tratta di un fact checking, le conclusioni arrivano nell’ultimo paragrafo.
Anche a Repubblica i fact checking sono a cura dei giornalisti che scelgono un tema e fanno le pulci sui dati. Come sulla Flat Tax proposta da Lega e Forza Italia, ad esempio, giudicata “iniqua, costosa” da Roberto Petrini che ha realizzato l’articolo. Oltre a lui si sono occupati della “verifica dei fatti” anche Roberto Perotti, Rosaria Amato, Vladmiro Polchi e Sergio Rizzo. Per riconoscerlo basta leggere il titolo dell’articolo che contiene sempre le due parole chiave. La maggior parte fanno parte dei contenuti a pagamento extra.
Anche il fact checking di Quotidiano.net è realizzato dalla redazione. Sul sito non c’è un canale destinato, ma nel titolo del pezzo è specificato “fact checking”. I temi variano dai numeri della ricostruzione delle zone terremotate ai programmi elettorali dei partiti in vista del voto del 4 marzo. Non ha semafori ma nell’occhiello dell’articolo c’è l’affermazione da controllare e il risultato della verifica.
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