Il sì o il no allo scudo penale per l’Ilva divide ormai profondamente i 5Stelle. Che sono i subbuglio. Specie sulla leadership di Luigi Di Maio, che in materia di scuso evoca anche la possibilità di una crisi di governo, oggi più che mai messa in discussione.
E in una breve intervista al Corriere della Sera il senatore Gregorio De Falco, già grillino, espulso del 2018 dal Movimento, si trova d’accordo nel dire che “è bene non cedere al ricatto di ArcelorMittal anche evocando la crisi” come fa il capo politico del Movimento, per poi però aggiungere: “Luigi vuole ricostruirsi l’immagine. Ma è tardi”, chiosa.
Secondo il senatore ex grillino, l’obiettivo di Di Maio è quello di “ricostruirsi una posizione da ‘puro’” smarrita nel tempo, ma ribadisce che “è tardi” perché in materia di scudo da concedere ai franco-indiani di Mittal “aveva detto una cosa e il suo contrario” per non parlare poi “dei danni causati dal decreto sicurezza uno e due, con migliaia di immigrati divenuti invisibili anche al fisco”, sottolinea il senatore, che calcola l’ammanco per l’erario pari a “800 milioni di euro di cui qualcuno dovrà rispondere”, attacca.
Al Corriere che chiede al senatore se qualcuno prima o poi chiederà conto a Di Maio degli errori compiuti, De Falco risponde di non saperlo con esattezza ma che comunque quel momento, quando arriverà “sarà tardi” perché quel che bisogna chiedersi è “a chi giova tutto ciò”.
De Falco poi sostiene che “Di Maio è uno dei due soci dell’associazione Cinque Stelle costituita nel 2017 con Davide Casaleggio” che ha poi sostituito quella omonima del 2009, perciò, aggiunge, “bisognerà capire chi dei due era il fondatore”. Ovvero? “Forse non Di Maio” lascia intendere.