Con qualche sfumatura, accenti diversi, ma c’è un'unica lettura che appare chiara e netta sulle prime pagine dei quotidiani di oggi: “il Paese è fermo e il debito fuori controllo”, per riassumere la situazione con il titolo del confindustriale Sole 24 ore. “La crescita zero inguaia il governo”, titola La Stampa, tanto che “il Def è rinviato”. Il Giornale non va per il sottile: “Governo fallito” nell’economia che va “a rotoli”. “Gli industriali”: Italia ferma” titola il Corriere della Sera mentre per la Repubblica è “Economia, anno zero”, tema che sul Messaggero diventa: “Il governo litiga per la crescita”. Situazione che per Libero quotidiano si traduce in un “Di Maio vuo’ fa’ l’americano”, il quale, dopo aver ricevuto Xi Jimping, ora va negli Usa” per cercare di ricucire i rapporti, politici ed anche economici. Puntando dritto su Wall Street, dove viene ritratto.
Insomma, l’allarme lanciato dal Centro Studi di Confindustria, come lo descrive il Corriere, che rivede al ribasso le stime sul Pil per il 2019: l’andamento a zero dopo il +0,9 indicato lo scorso ottobre. “Ma lo scenario potrebbe peggiorare”, sostiene Il Sole: “’L’Italia non va in recessione perché c’è un po’ di domanda estera’, ha spiegato il capo economista di Confindustria, Andrea Montanino, presentando i dati del Rapporto ieri mattina nell’auditorium della confederazione. Recessione che potrà essere evitata solo grazie all’espansione della domanda estera. Ma sono molti i fattori esterni di rischio, a cominciare dalla Brexit e dalle relazioni economiche tra Usa e Cina” riporta il giornale di Confindustria.
Se la lettura dei dati e delle prospettive economiche è pressoché unanime, le differenze si leggono nelle soluzioni: la Repubblica, ad esempio, attraverso l’intervista ad Aldo Bonomi, presidente degli industriali milanesi, mette l’accento sulla necessità di “tagliare le tasse ai lavoratori” togliendo sia il reddito di cittadinanza, gli 80 euro di Renzi e quota cento di Salvini, mentre nella colonna a fianco l’economista della Bocconi Roberto Perotti mette in guardia dallo spread, sottolineando che “il Pil fermo ridurrà i soldi in famiglia”.
La sintesi politica, però, è per Massimo Giannini – sulle stesse colonne – è che “la gioiosa macchina da guerra gialloverde viaggia a velocità sostenuta contro il muro della crisi”. Nell’editoriale dal titolo “I gemelli diversi senza limiti”, il giornalista fa notare che “è dall’autunno scorso che istituzioni italiane e istituti di ricerca internazionali segnalano i pericoli di recessione, innescata dalla guerra dei dazi Usa-Cina, dalle crisi geopolitiche in Medio Oriente e in America Latina, dalla cattiva congiuntura in Germania, dagli effetti di Brexit. Ma Cinque Stelle e Lega (pur di vincere le elezioni, complice la colpevole eclissi della sinistra) hanno scommesso su tutt’altro scenario”.
Così non è un caso che nel governo sia tornata alta la tensione, dove ora la Lega - se da un lato sembra minimizzare rispolverando l’invettiva “gufi” di renziana memoria - dall’altro punta anche il dito contro il ministro dell’Economia, Tria, perché “sta bloccando la flat tax”. E questa volta, a parti invertite, il vicepremier di Maio sembra dargli l’altolà: “Noi siamo preoccupati” intima schierandosi a fianco delle imprese.
All’analisi della situazione che fa nell’editoriale Dario Di Vico sul Corriere (“C’è il rischio concreto che le difficoltà congiunturali dei mercati si impastino con i difetti strutturali di settori consistenti delle nostre imprese e che la ricaduta possa essere tremenda. Pensate solo al balletto sul 4.0: dopo la stagione degli incentivi ci sarebbe stato bisogno di passare all’implementazione di nuovi progetti, cambiare i macchinari non è sufficiente occorre investire sulla digitalizzazione. Quante imprese lo stanno facendo con convinzione? Meno del necessario”), Francesco Verderami sulle stesse colonne ricostruisce in un retroscena “L’assedio dei numeri reali”, perché dietro le bollette di luce e gas scontate, notizia che dominava le prime pagine di ieri, c’è la realtà di “minori consumi industriali”. “Persino dietro le buone notizie si celano pessime notizie” si legge.
“E se Di Maio avesse ricevuto i vertici dell’Autorità per l’energia, probabilmente avrebbe evitato d’intestarsi la diminuzione record delle tariffe come un successo. Ma il titolare del Mise ha rotto la vecchia prassi istituzionale, dunque non ha saputo per tempo che la decisione di abbattere le bollette di luce e gas non è tanto legata all’andamento dei prezzi sul mercato internazionale delle materie prime. È soprattutto figlia di una forte contrazione della domanda interna, scesa del 2,2%. In questo dato si nasconde il calo dei consumi industriali, calcolato—secondo fonti qualificate — tra il 7 e l’8%: ‘Il motivo di questa frenata è la riduzione dell’attività nelle imprese. E siamo solo ai primi mesi dell’anno...’”.
“Eccola la recessione, che penetra nel tessuto produttivo del Paese. Ecco il racconto di un’Italia che si è fermata, per una nuova caduta dei consumi interni e degli investimenti. E non c’è dubbio che l’economia mondiale abbia rallentato, che la locomotiva tedesca abbia smesso di sbuffare come un tempo, ma se persino l’export inizia a per - dare forza, allora l’assedio dei numeri al governo si fa ancora più minaccioso. Perché le esportazioni sono l’arma su cui l’Italia ha potuto contare negli anni della Grande crisi, crescendo di 13 punti nello stesso periodo in cui il Pil scendeva di 7 punti: non a caso ieri Di Maio le ha citate come il miglior strumento per ‘affrontare questo momento’” fotografa la situazione il retroscenista di via Solferino.
Su Il Fatto Quotidiano la notizia della gelata economica diventa, nelle pagine interne, “Crescita zero, il governo rinvia il problema a dopo le Europee” (ma sul sito del quotidiano diretto da Marco Travaglio una scheda rimanda al dettaglio del decretone) mentre Il Foglio mette l’accento che sul “Cambiamento l’Italia è la zavorra europea” e le previsioni gravi e la fiducia a terra costringono Salvini e Di Maio “a un risveglio choc”.