“Comunque se dovesse venire meno la logica maggioritaria sarebbe anche naturale se nascessero prospettive politiche diverse, l’importante è che ci sia il sostegno a questo governo sino alla fine della legislatura. Dopodiché non mi risulta una cosa del genere a breve”. Così Andrea Marcucci, capogruppo Pd al Senato, in un’intervista al Corriere della Sera in edicola che chiede se Renzi farà o meno la scissione a ottobre andandosene così via dal Pd.
Ma è proprio “la logica maggioritaria” che sembra venir meno via via con il passare delle ore. E infatti ad una precedente domanda, in cui il quotidiano chiede a Marcucci se vi sarà o meno una unificazione con Leu, il capogruppo Pd al Senato risponde che “la stessa legge elettorale proporzionale a cui si sta pensando non favorisce la riunificazione”. Varato il governo si guarda, appunto alle alleanze. Anche con i 5 Stelle alle regionali? “Non lo escludo” risponde Marcucci, il quale tuttavia pensa che le alleanze si facciano “sulla base dei programmi e dell’agenda di governo di un territorio” ma qualora questa convergenza ci sia “non vedo ostacoli ideologici e culturali – sottolinea – visto che stiamo insieme al governo nazionale”. In ogni caso, “ampia delega al partito locale”.
E tuttavia resta evidente “che non si cancellano i 15 mesi precedenti e nemmeno i 5 anni prima, ma possiamo superare in maniera leale e corretta i problemi” aggiunge il capogruppo a Palazzo Madama, che sottolinea come del resto, proprio il programma “è un primo segnale molto chiaro” in questa direzione. “Un lavoro – sottolinea – più complicato e faticoso rispetto a quello di mettere insieme due programmi con un contratto, che è poi stata la condanna del governo precedente”.
Ma non si corrono rischi che le divisioni attuali tra i 5Stelle si possano ripercuotere sul governo? A Marcucci però non resta che augurarsi che alla fine prevalga quel senso di responsabilità che si è visto in queste settimane tra Pd e 5 Stelle e anche Leu perché solo in questo modo, dice, “si può fare bene e si può nutrire l’ambizione alta di tirare fuori dalle secche questo nostro Paese”. Se invece dovessero prevalere le logiche dello scontro o “della rivincita personale e di parte” allora “non si andrebbe da nessuna parte”.
Ma di questo aspetto, garante potrebbe essere lo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il cui discorso alla Camera “stato molto ampio” e “ha valorizzato e tenuto conto del lavoro programmatico di queste settimane”. Chiosa Marcucci: “Il dato più positivo è che l’ho visto molto proiettato in avanti, al futuro del Paese e non ripiegato sulle battaglie ideologiche di questa brutta esperienza gialloverde”.