Ma davvero Conte è l'Andreotti di questa epoca e Di Maio è come Moro?

Non un paragone, ma la sottolineatura dei ruoli distinti e particolari che un Dc di ferro come Vincenzo Scotti fa sul Foglio

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Alexander Makarov / Sputnik
Giulio Andreotti

Di Maio come Moro e Conte come Andreotti? Non è un paragone di fatto, ma la sottolineatura dei ruoli distinti e particolari, insieme, che spettano a un premier e ad un leader politico di partito nella ricostruzione – quasi una lezione di politica – che Vincenzo Scotti, sette volte ministro Dc e oggi presidente della Link Campus University, fa nell’intervista-colloquio con Il Foglio.

Nel ricordare un episodio del 1976 quando “partecipai alla trattativa per la nascita del governo di solidarietà nazionale” Scotti racconta che Andreotti gli cancellò la mattina tutto il discorso che avrebbe dovuto pronunciare in Parlamento e che lui stesso aveva scritto durante tutta la notte. Motivo? Perché voleva solo un discorso di programma. Tanto che Andreotti disse a Scotti: “Tu devi fare solo un riassunto degli accordi di programma. Il resto spetta al segretario”. “Andreotti mi fece capire - seguita a ricordare Scotti - qual era in concreto il ruolo del capo politico e qual era invece il ruolo del capo del governo. Il capo politico deve avere la visione”. Da qui l’accostamento Di Maio-Moro.

Ed ecco dunque perché l’ex esponente Dc era ed è fermamente contrario a che Di Maio facesse il vicepremier: “È meglio se Di Maio, come ha deciso di fare Zingaretti, resta fuori. I leader politici non devono occuparsi dei contratti e dei programmi. Capisco benissimo che Di Maio voglia fare il vicepremier, lo trovo umano. Ma è sbagliato. E riduce anche la portata di quello che questo esecutivo potrebbe fare”.

E il ruolo di Conte, invece? Secondo Scotti “Conte deve tenere in piedi la baracca. Mediare. Deve migliorare l’immagine del governo italiano, deve rappresentare un governo che sa costruire rapporti con l’Europa. Un governo che sa essere riconosciuto come ragionevole. Insomma il contrario di ciò che per esempio fa Macron, il quale di solito non ascolta: detta. Quello di Conte è un compito difficile, ma diverso da quello che dovrebbe avere Di Maio”.

Scotti perciò pensa “che questo governo possa aprire una fase nuova. Interessante. Molto”. Un auspicio, più che una previsione. E aggiunge: “Anche il governo di solidarietà nazionale fu di corto respiro. Fece tante cose utili, ma non aprì a una fase nuova come invece speravano sia Moro sia Berlinguer”. Per l’oggi e il domani, intanto, il governo Conte “potrebbe soltanto bloccare l’aumento dell’Iva, alleggerire il peso dei vincoli europei di bilancio, trovare il modo di tranquillizzare l’establishment europeo. Che non è poca roba – dice Scotti –. Sarebbe persino utile. Tuttavia c’è di più. Questo potrebbe anche essere il governo che mette in moto un processo politico e di sistema da cui diventerebbe difficile tornare indietro. Un processo che scateni nella società nuove energie: intellettuali, morali, civili. Che faccia venire anche nuove forze politiche, chissà. Non è detto nemmeno che alla fine siano il Pd e i Cinque stelle a ereditare i frutti di questa nuova fase. Ma insieme potrebbero aprirla”. Insomma, se non di una Terza, almeno la nascita di una “nuova Repubblica”.

Infine un giudizio su ciò che hanno concluso Lega e 5Stelle in 14 mesi: “Insieme – dice l’ex ministro democristiano – non hanno prodotto dei passi avanti per la politica”. Oggi invece “si può determinare uno scenario nuovo, o un ritorno all’indietro. Ma penso – prosegue – che possa funzionare solo se sia il M5s sia il Pd potranno contare su delle leadership capaci di immaginare strategie. La vicinanza tra Pd e Cinque stelle non sarà data dalle idee già definite e convergenti del programma, ma da una convergenza di sensibilità che li possa spingere a ricercare, e non a rappresentare, le proprie certezze. Quindi, quando Di Maio presenta i 20 punti come delle certezze sbaglia. Anzi. Questo è proprio il pericolo. Il pericolo sta tutto qui. Il pericolo è che entrambi non capiscano che la sfida è molto più alta che non la riduzione del numero dei parlamentari o il disinnesco dell’aumento dell’Iva. Ma funzionerà solo se ci sarà un’evoluzione delle due forze”.



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