Nel Pd, il “day after” dell’annuncio di future dimissioni da parte del segretario Matteo Renzi è segnato dalla probabile discesa in campo per la leadership del Nazareno del ministro uscente dello Sviluppo economico Carlo Calenda e dall’apertura delle ostilità tra i favorevoli a un accordo con M5s e i contrari, capitanati dallo stesso segretario.
La decisione di Calenda è stata comunicata via Twitter quando ha scritto che “non bisogna fare un altro partito ma lavorare per risollevare quello che c'è”. “Domani - ha aggiunto - mi vado ad iscrivere al Pd”. Un annuncio che è stato immediatamente salutato con favore da molti big del partito, alcuni dei quali ieri sera hanno espresso, apertamente o meno, le proprie perplessità per la scelta di non dimettersi immediatamente comunicata da Renzi.
Non bisogna fare un altro partito ma lavorare per risollevare quello che c'è. Domani mi vado ad iscrivere al @pdnetwork. https://t.co/5Jem2aDZfO
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 6 marzo 2018
Tra i retweet dell’annuncio, spiccano quelli del portavoce Matteo Richetti, del vicesegretario Maurizio Martina, di Anna Finocchiaro, di Luigi Zanda (autore di una nota molto critica ieri nei confronti di Renzi) ma soprattutto del premier Paolo Gentiloni, che tra ieri e oggi ha avuto un giro di conversazioni e scambi di valutazioni con i principali leader politici e di governo europei, a partire da Angela Merkel e Emmanuel Macron.
È molto bello ed importante che in un momento difficile ci sia chi vuole dare il proprio contributo al Pd, al suo pluralismo e al suo rafforzamento. Benvenuto a @CarloCalenda.
— Anna Finocchiaro (@FinocchiaroAnna) 6 marzo 2018
Grazie Carlo! https://t.co/OIpELxF36p
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) 6 marzo 2018
La scelta giusta. Grazie @carlocalenda https://t.co/fPMheMEu3G
— Maurizio Martina (@maumartina) 6 marzo 2018
Congratulazioni a telefono
A Calenda sono giunte anche le congratulazioni telefoniche dello stesso Renzi, che però su Facebook ha ribadito con maggiore forza quanto detto ieri al Nazareno e smentito i retroscena che lo volevano in settimana bianca anziché a seguire le consultazioni al Quirinale: “Nei prossimi anni - ha scritto - il PD dovrà stare all'opposizione degli estremisti. Cinque Stelle e Destre ci hanno insultato per anni e rappresentano l'opposto dei nostri valori. Sono anti europeisti, anti politici, hanno usato un linguaggio di odio. Ci hanno detto che siamo corrotti, mafiosi, collusi e che abbiamo le mani sporche di sangue per l'immigrazione: non credo che abbiano cambiato idea all'improvviso. Facciano loro il Governo se ci riescono, noi stiamo fuori. Per me - ha aggiunto - il Pd deve stare dove l'hanno messo i cittadini: all'opposizione. Se qualcuno del nostro partito la pensa diversamente, lo dica in direzione lunedì prossimo o nei gruppi parlamentari”.
Sul fronte delle prospettive per la formazione del governo, l’attenzione è puntata sulle future mosse del Capo dello Stato e sulla reale possibilità di un dialogo tra M5s e il Pd, per ora apertamente osteggiato da Renzi.
Beppe Grillo, interpellato sulla questione, ha detto che tutto è in mano al “capo politico” Luigi Di Maio, che ha festeggiato la vittoria pentastellata nella sua Pomigliano d’Arco, mentre da via Bellerio Matteo Salvini ribadisce la propria indisponibilità a un governo coi grillini. Sul fronte dei delusi, è scettica Emma Bonino sulla possibilità di un governo assieme a M5s, e la presidente Laura Boldrini esprime su Facebook tutta l'amarezza per il risultato di Leu, sul quale sollecita una “discussione approfondita”.