Contrordine, la crisi non è affatto alle spalle. Lo dice il ministro dello sviluppo, Carlo Calenda, non Susanna Camusso o Matteo Salvini. Sentite qui: “Lo dico con grande chiarezza, nonostante sia hobby dei politici rappresentare le cose in questo modo, non solo perché lo dicono i numeri, ma perché la nostra realtà imprenditoriale è andata verso un processo brutale, le imprese sono diventate risorsa scarsa, merce scarsa che va coltivata con grande attenzione, non facciamoci prendere dalla retorica del “va tutto bene” e “abbiamo voltato l'angolo” (quello di Calenda è un tweet a 280 caratteri, per la cronaca).
La crisi non è alle spalle non solo perché lo dicono i numeri ma perché la nostra base imprenditoriale e' andata attraverso un processo di selezione brutale. Oggi le nostre imprese sono il minino indispensabile per costruire un reale percorso di crescita #Scenarindustriali17 pic.twitter.com/hwVS2E3Zy2
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 8 novembre 2017
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Gelo. Avevamo tutti capito il contrario. Dalle stime sul Pil, a quella della crescita, dal rating di S&P, ai dati sull’occupazione forniti dall’Istat, ci eravamo un po’ tutti fatti l’idea che la crisi, la fase acuta della crisi, fosse davvero un ricordo, e che anche l’Italia, buona ultima tra i Paesi di Serie A in Europa, potesse finalmente guardare al futuro prossimo con grande ottimismo. Gentiloni e Padoan erano stati molto rassicuranti durante gli ultimi summit. Macché. “Se nella prossima campagna elettorale i programmi economici si fonderanno su distribuzioni a pioggia”, dice Calenda davanti a duna platea di industriali, “il Paese sarà a rischio, perché noi abbiamo oggi appena imboccato un recupero: abbiamo sfide epocali davanti, prima fra tutte l’innovazione tecnologica”.
La crisi ha reso le imprese competitive una risorsa scarsa. Dobbiamo fare di tutto per metterle in condizione di competere e affrontare le nuove sfide globali - @CarloCalenda a #Scenarindustriali17 pic.twitter.com/BCXM2iNARt
— Confindustria (@Confindustria) 8 novembre 2017