Nessun passo avanti sulla legge elettorale. Tanto che il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera e relatore, Andrea Mazziotti, pur confermando in linea di massima i tempi stabiliti, si limita a una vago "entro questa settimana" per indicare quando presenterà il testo base sulla riforma del sistema di voto.
Ma più che in Parlamento, qualcosa si sta muovendo, anche se solo in termini di primi 'abboccamenti', fuori dai palazzi. Ed è il Pd, ora che il segretario è di nuovo in sella, a 'sondare' le altre forze politiche, in primis il Movimento 5 Stelle - anche se resta la diffidenza da parte dei dem - ma anche Forza Italia, con la possibilità, viene spiegato da fonti Pd, che una proposta, già con i numeri in tasca, arrivi al massimo all'inizio della prossima settimana.
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Le due possibili opzioni:
Le 'consultazioni', viene riferito da fonti Pd, hanno al centro due possibili strade:
- la prima, quella sicuramente più veloce - viene osservato dalle stesse fonti dem che non negano la tentazione di tornare alle urne in autunno - potrebbe ricalcare la posizione dei 5 Stelle. Ovvero, apportare alcune modifiche alla legge attuale, l'Italicum post-Consulta, estenderlo al Senato e poi andare a votare, ipotesi che sia il leader Pd che i 5 Stelle non escludono. Se dovesse prevalere questa strada, potrebbero essere eliminati i capilista bloccati, ma non il premio di maggioranza alla lista. La soglia di sbarramento in ingresso potrebbe essere uniformata tra Camera e Senato al 5%.
- La seconda strada sarebbe un sistema proporzionale ma con collegi uninominali, sul modello tedesco, anche se - viene specificato - con alcuni correttivi. Il modello tedesco, del resto, è una rentree per il Pd: già in passato era tra i sistemi elettorali a cui il centrosinistra aveva guardato. E' un sistema proporzionale, ma personalizzato con meccanismi di correzione: la forza politica del Bundestag è determinata secondo il sistema proporzionale a livello nazionale, ma la possibilità di dare il voto direttamente al candidato del collegio uninominale determina un rapporto diretto tra elettore ed eletto. Quanto ai meccanismi di correzione del proporzionale, la soglia di sbarramento, che è al 5%, altera la rappresentatività proporzionale pura, escludendo i piccoli partiti, che tuttavia possono trovare rappresentanza in Parlamento tramite eventuali candidati eletti nei collegi uninominali.
Gli ostacoli al sistema tedesco
Il sistema tedesco, però, non piace a Forza Italia - secondo alcuni azzurri potrebbe incassare però il favore del cosiddetto 'asse del nord' - e difficilmente otterrebbe l'ok dei 5 Stelle. I quali, anche oggi, hanno rilanciato l'offerta-provocazione al Pd di trattare per applicare alcuni correttivi alla legge ora in vigore: "il M5S è dispostissimo a trovare un accordo e dei correttivi per la governabilità, intervenire leggermente sul premio di maggioranza e sulle soglie di sbarramento per fare la legge una legge costituzionale", spiega Alessandro Di Battista.
E che dei 'movimenti' siano in atto, tra Pd e altre forze politiche, si evince anche dalle dichiarazioni di alcuni azzurri: "E' il Pd che deve assumersi la responsabilità di fare una scelta e di dirci con chiarezza come la pensa", afferma ad esempio Mara Carfagna. Insomma, sta al Pd sbloccare la situazione, è un po' il refrain di vari partiti. Anche da Mdp è ai dem che si guarda, con un paletto imprescindibile: "Superare i capilista bloccati", spiega il capogruppo Laforgia.
Il Pd sonda diverse forze politiche
Quasi a confermare che lo sguardo del Pd è rivolto a diverse forze politiche - i 5 Stelle potrebbero essere inaffidabili, Forza Italia mira troppo al premio di coalizione, è il ragionamento che fa una fonte Pd ben informata sulla partita legge elettorale - al momento non viene esclusa alcuna strada, se non il Provincellum, già bocciato da Renzi. Ed è proprio il neo rieletto segretario ad aver affidato il compito ad alcuni fedelissimi sia alla Camera che al Senato di sondare, ma non al livello parlamentare, le varie posizioni. Senza escludere un piccolo slittamento dei tempi rispetto al calendario prefissato in commissione. Garantisce il senatore renziano Marcucci: "Sulla legge elettorale ora si fa sul serio. Il voto è comunque vicino, ottobre o febbraio non fa molta differenza e quindi dobbiamo essere pronti direi entro l'estate".