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Il 26 aprile è il giorno tanto atteso del confronto tv tra i tre candidati. E anche quello in cui ci si potrà orientare sui contenuti, dopo due mesi di accuse e sospetti. Dall'assemblea che il 19 febbraio ha ufficialmente aperto la fase congressuale, si è assistito a continui botta e risposta, con il corollario della scissione che ha visto protagonisti Bersani, Speranza e D'Alema.
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Le polemiche nel Pd spiegate in punti
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- Lo scontro sui numeri - Subito dopo la chiusura delle urne nei circoli, quando a votare sono stati i soli iscritti, il risultato fatto registrare da Matteo Renzi, oltre il 66 per cento, ha fatto parlare Andrea Orlando di "numeri che non convincono". Il ministro della Giustizia, diretto inseguitore dell'ex premier, è staccato di diverse lunghezze con il suo 25,25 per cento, e spera di poter rimontare nei gazebo, con il voto degli elettori.
- L'appello di Cuperlo a Mdp - : E' su questo tema si è innestata una nuova polemica quando Gianni Cuperlo, sostenitore di Orlando, ha invitato tutti, compresi gli scissionisti di Mdp, ad andare ai gazebo per sostenere il Guardasigilli. Una iniziativa che ha provocato le ire dei renziani pronti a sottolineare la "bizzarria" di un appello a partecipare alle primarie rivolto a chi è uscito dal partito proprio perché non credeva più al progetto dem. Da parte di Mdp, in ogni caso, l'invito è stato declinato prontamente
- L'affluenza - Per Renzi è una questione secondaria mentre per Orlando diventerebbe esiziale nel caso di flop ai gazebo. Per Orlando, alla base del disinteresse di Renzi ci sarebbe la volontà di congelare il risultato ottenuto con i congressi nei circoli. Con Michele Emiliano si dicono infatti convinti di poter recuperare terreno con le primarie aperte, dove a votare non sono solo gli iscritti, ma anche semplici elettori o, addirittura, persone che voterebbero Pd per la prima volta.
- Il ko di Emiliano - L'infortunio al tendine di Achille ha animato la convenzione nazionale del 9 aprile: Orlando, prima di intervenire dal palco dell'Hotel Ergife di Roma, ha auspicato il rinvio delle primarie per dare modo a Emiliano di recuperare. Al coro si è aggiunto anche il presidente della Commissione Bilancio della Camera, sostenitore della mozione del presidente della Regione Puglia. Il niet è arrivato dal renziano Lorenzo Guerini: "La macchina e' ormai partita".
- Le firme in Liguria e Lombardia - L'ultimo in ordine di tempo è lo scontro sull'esclusione delle liste Emiliano in Liguria e Lombardia. A far scattare la sanzione è stata la commissione di garanzia del congresso che, con il presidente Roberto Montanari, ha spiegato che tra le firme a sostegno di Emiliano nelle due regioni comparivano nominativi di persone non residenti in quelle regioni o, addirittura, che non erano iscritte al Pd. Ne è seguito prima l'appello a una marcia indietro e poi la minaccia di ricorso da parte del comitato del Presidente della Puglia.
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