Romano Prodi non si rassegna alla scissione del Pd che definisce "un suicidio". "Sono angosciato", dice il Fondatore dell'Ulivo e del Partito democratico, ex premier ed ex commissario Europe in un'intrevista a Repubblica. "Faccio decine di telefonate, certo non sono indifferente alla scissione. Colloqui privati, tali rimangono. Non sono in grado di dire nulla sul Partito democratico. Nella patologia umana c'è anche il suicidio".
Prodi non parla mai di rassegnazione alla morte del progetto che ha contribuito a fondare. Morte auto-inflitta di un progetto, di una storia fatta di carne e ossa, milioni di voti, governi, politiche, riforme. Eppure il Professore dovrebbe sapere che tutto è cambiato intorno a quell'idea, non solo gli anni che passano. L'Ulivo e il Pd si reggevano su due gambe:
- il maggioritario (cioè il bipolarismo);
- l'Europa.
Il maggioritario non esiste più. L'Europa non se la passa bene. "C'è sicuramente anche questo nella crisi del Pd. Ma lei me lo chiede perché pensa che io mi rassegni? Non esiste. Semmai, mi intristico. E se è vera la crisi di sistema che abbiamo descritto, va affrontata, combattuta, sconfitta. Io non mi rassegno affatto". Prodi ha raccontato al quotidiano diretto da Mario Calabresi di fare decine di telefonate tutti i giorni per cercare di ricucire strappi. Testare umori. Ma nel Pd "tutti si parlano, ma non si sa quanto si ascoltino".
Il pressing per far tornare in Italia Enrico Letta
La soluzione? Le indiscrezioni riportate da Repubblica parlano di un candidato nuovo. Il nome è quello di Enrico Letta, su cui pare in queste ore si stia concentrando l'attenzione di molti. Un vero e proprio "pressing" per farlo tornare in Italia e affronti le primalrie per la segreteria. "Non è una notizia, è un ragionamento", spiegano le fonti democratiche consultate da Repubblica.