"L'insediamento del nuovo Presidente americano e il suo perentorio discorso del giuramento hanno impresso un segno lacerante in quel "tempo di grave disordine mondiale" che assunsi come punto di partenza nel mio dialogo con i lettori de La Stampa. Smentite le ottimistiche previsioni di quanti si attendevano sostanziali attenuazioni dei suoi dirompenti messaggi e preannunci elettorali, è una "buia visione" (come l'ha definita il New York Times) quella che è stata posta dal Presidente Trump dinanzi agli Stati Uniti e al mondo. Ed essa, di fatto, sembra saldarsi con la visione delineata dalla leadership britannica del dopo-Brexit". Lo afferma in un intervento su 'La Stampa', il Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Il disegno europeista
"Ma proprio non vedo - aggiunge l'ex Capo dello Stato - come si possa affermare che l'Inghilterra ha ormai una sua visione e l'America se ne è appena data anch'essa una, mentre l'Europa non ne avrebbe alcuna. Il disegno europeista è fondato su una visione che mai come ora esibisce i suoi valori e le sue potenzialità in senso antitetico a ciò che ha formato la base della vittoria del referendum in Gran Bretagna e del successo elettorale di Trump. I fondamenti del progetto e del processo di integrazione e unità europea coincidono con i valori della pace, della cooperazione mondiale, del superamento della conflittualità, cronicamente riemersa in Europa dall'esercizio di sovranità nazionali assolute. In costante e conseguente confronto, dunque, con i nazionalismi e i protezionismi".
"Antagonismo più netto non potrebbe immaginarsi con propositi e primi atti concreti delle attuali leadership inglese e statunitense. E dobbiamo essere più che mai consapevoli - come europei eredi e portatori dell'"invenzione comunitaria" - della qualità politica e morale e della capacità di futuro della visione che ci è propria dalla dichiarazione Schuman del 1950. Il mix di nazionalismo e protezionismo che si agita come possibile base di un'alleanza tra populismi europei e strategia trumpiana ("America first") minaccia regressioni profonde nell'ordine mondiale sotto la bandiera di un rigetto totale della globalizzazione. Ma la nuova alleanza Washington-Londra di cui si parla non può che risultare in definitiva, come ha ben detto Sergio Romano, 'una alleanza effimerà". "E l'Europa? Sarebbe fuorviante - prosegue Napolitano - considerare l'allarmante involuzione in atto come "un'occasione" per l'Europa: sarebbe un sinistro paradosso".
Il momento del coraggio
"Ma essa - aggiunge Napolitano - è certamente un momento della verità, della chiarezza e del coraggio per noi europei. Perché abbiamo accumulato negli ultimi venti anni troppi ritardi, omissioni e inconcludenze; ancora negli ultimissimi tempi abbiamo mancato di capacità di decisione perfino dinanzi al drammatico emergere del flusso migratorio, del terrorismo di matrice islamica, dell'ansia di sicurezza delle nostre popolazioni. Ma non si possono mettere insieme in un bilancio quasi liquidatorio pur fondate insoddisfazioni e ogni sorta di giudizi critici. I principi di Ventotene continuano a guidarci, ma non siamo rimasti a quella profezia. Abbiamo alle spalle i balzi in avanti compiuti dalla Comunità e dall'Unione. D'altronde Altiero Spinelli non è stato solo il profeta del Manifesto di Ventotene, ma ha operato ad alto livello come membro della Commissione europea (anche lui un "euroburocrate"?); e infine ha promosso a Strasburgo il progetto di una Unione europea che avesse anche istituzioni e regole da rispettare e funzionari qualificati al proprio servizio. Tocca oggi all'Europa confrontarsi con le sfide del presidente americano, dare le sue risposte non demagogiche ai "perdenti" o "dimenticati" della globalizzazione sul terreno dell'impegno ad affrontare le accresciute diseguaglianze sociali, a contrastare concentrazioni di potere finanziario e di ricchezza.
Stallo intollerabile
"L'Unione non può tollerare una situazione di stallo per un altro anno", ha affermato, qualche giorno fa a Roma, una qualificata conferenza internazionale dell'Ispi nella quale sono stati suggeriti i passi avanti indispensabili per dare la prova che l'Europa non sta ferma, intende andare avanti per il cambiamento con le riforme. Passi concreti ed espliciti verso l'indilazionabile difesa comune europea, il pieno completamento dell'Unione bancaria, il decollo di un processo di riforma del bilancio dell'Unione: muovendo in queste direzioni, nel 2017, l'Europa può recuperare consensi e sostegni che ha perduto. E non bisogna più esitare nell'indicare la strada lungo la quale vogliamo andare avanti, senza semplicemente ripetere che siamo troppi e troppo diversi per stare insieme entro un'unica prospettiva, un unico assetto istituzionale e sistema di impegni e di vincoli. Ne parliamo da oltre venticinque anni - dall'indomani della caduta del muro di Berlino - passando da un'ipotesi o da una formula all'altra, senza concludere. Possiamo ancora eludere o dissimulare la necessità di definire e aggregare - conclude Napoliano -diverse e più omogenee formazioni di Stati europei, privilegiando quella votata a un percorso verso l'Unione federale?"