Roma - Il Senato torna al centro della scena dopo che la riforma costituzionale è stata bocciata dal referendum del 4 dicembre. Così, rimasto in piedi il bicameralismo paritario, sarà di nuovo voto di fiducia anche per Palazzo Madama che, al più tardi mercoledì, dovrebbe pronunciarsi sul nuovo Governo di Paolo Gentiloni. E definita la nuova squadra di Palazzo Chigi, c'è anche chi fa i conti con il pallottoliere della Camera alta: la maggioranza al Senato è di 161 voti (315 senatori + 5 senatori a vita diviso 2 + 1) e, sulla carta, il nuovo esecutivo - dopo che Ala, il gruppo di Denis Verdini, si è sfilato - dovrebbe comunque poter contare su una forbice che va da un minimo di 160 a un massimo di oltre 170 voti.
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I sì del Pd dovrebbero essere 112, Ap conta su 28 voti
Sono 113 i senatori del Pd, incluso il presidente Pietro Grasso che, per prassi, non partecipa al voto di fiducia: dunque i sì dovrebbero essere 112. Diciannove i senatori del gruppo Autonomie in cui siedono i 5 senatori a vita, non sempre presenti nelle votazioni. Il più assiduo Giorgio Napolitano, presente anche all'ultimo voto di fiducia sulla legge di Bilancio. Area Popolare conta 28 senatori dopo che l'Udc, rappresentata in Senato da Antonio De Poli, si è sfilata. De Poli voterà la fiducia come lo farà Ap, anche se, si apprende, qualcuno potrebbe sfilarsi.
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In Gal solo 5 dovrebbero votare a favore
Dei ventotto senatori del gruppo Misto ad oggi sono stati, a giro, non più di 8 i senatori che hanno votato la fiducia. Nel Misto siedono anche le tre senatrici del Gruppo Fare che, si apprende, ancora non hanno sciolto le loro riserve e decideranno in un incontro a breve. In Gal sono 14 i senatori, ma fra questi solitamente hanno hanno votato finora la fiducia al Governo in non più di tre. Mercoledì, se si votera' la fiducia, potrebbero essere al massimo 5 a dire sì al Governo.
Non la voterà il presidente di Popolari per l'Italia e non la voteranno i senatori del Movimento Idea fondato da Gaetano Quagliariello. Sono due e a breve dovrebbero traslocare nel gruppo dei Conservatori e riformisti che attualmente è all'opposizione ed è costituito da dieci componenti che, a giorni, potrebbero diventare, si apprende a Palazzo Madama, 14, con altre 2 new entry ancora 'coperte', oltre a Quagliariello e Giovanardi.
I 18 verdiniani si sfilano al fotofinish
Il via libera dei 18 verdiniani al nuovo esecutivo era dato per certo fino ad oggi, avendo l'ex braccio destro di Berlusconi assicurato la propria disponibilità a sostenere la nascita di un nuovo Governo, in occasione delle consultazioni al Quirinale. Ma a pochi minuti dalla presentazione della lista dei ministri al Colle, a sorpresa, Verdini e Zanetti hanno annunciato che non voteranno la fiducia a un governo 'fotocopia' rispetto a quello Renzi.
A questo punto, salvo ulteriori colpi di scena, il Governo Gentiloni al Senato è sostenuto da Pd, Ncd, Autonomie, ed alcuni altri esponenti del gruppo Misto e di Gal. Il forfait di Verdini e Zanetti, pur non mettendo a rischio il voto di fiducia sul discorso che farà in Aula il presidente del Consiglio, lascia intravedere un percorso ad ostacoli per la maggioranza nelle settimane a venire.