Roma - Con l'annuncio delle dimissioni dato su Twitter, Matteo Renzi apre formalmente la crisi di governo dopo l'approvazione della legge di Bilancio. Il primo appuntamento è la direzione del Pd.
Qui tutte i retroscena e gli scenari disegnati dalla stampa italiana.
Napolitano su Repubblica esclude il voto subito
Secondo Repubblica.it "La principale ipotesi in campo sembra quella di un governo istituzionale, di responsabilità nazionale, basata su un largo consenso, che possa innanzitutto cambiare la legge elettorale. L’unica alternativa, secondo il premier, sarebbero le elezioni anticipate. Ipotesi però sulla quale scende il gelo dell'ex presidente Napolitano: "Voto subito è tecnicamente incomprensibile".
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— Matteo Renzi (@matteorenzi) 7 dicembre 2016
Per Libero è "golpe continuo"
Libero denuncia come un 'golpe continuo' le parole del presidente emerito: "Napolitano, quand'era al Colle, per tre volte ha rifiutato di chiudere la legislatura anzitempo: nel 2011, quando impose Monti al posto di Berlusconi, nel 2013 quando, appena rieletto, silurò Bersani e blindò le larghe intese con Letta e infine nel 2014, favorendo l'ascesa di Renzi. Oggi, invece, potrebbe toccare a Grasso, Gentiloni, Delrio o Padoan. Quando si parla di governi tecnici o di responsabilità nazionale, insomma, c'è sempre la data d'inizio ma mai quella di scadenza. Qualcuno lo chiama "golpe continuo" alla democrazia, e da qui al 2018 di tempo per le sorprese ce n'è ancora molto".
Ma il quotidiano di Feltri va oltre e arriva a quantificare il peso politico di Renzi se corresse da solo. Secondo i sondaggisti, al premier uscente appartengono due voti su tre di quel 40% di Sì incassato al referendum del 4 dicembre. Ossia 8 milioni e mezzo.
La cena degli irriducibili raccontata sull'Huffington Post
Ma non tutti sono pronti a lasciare Palazzo Chigi. Huffington Post riferisce di una cena al ristorante 'Sostegno', a due passi dal Pantheon nel centro di Roma, dove 25 irriducibili renziani hanno concordato all’unisono: “Non possiamo perdere palazzo Chigi, dobbiamo andare alle elezioni da lì. O Matteo accetta un reincarico o Gentiloni”. L’organizzatore è Francesco Bonifazi e ha il mandato dei due falchi del renzismo, “il Lotti” (così lo chiamano nel giro fiorentino) e Meb (Maria Elena Boschi), (di cui Corriere.it pubblica una galleria in 'total black' in occasione del voto sulla manovra) teorici della resistenza a oltranza nella stanza dei bottoni.
Il Foglio rispolvera il 'modello fotocopia' varato nel 1982
"Lo schema oggi potrebbe essere questo: stessi ministri di oggi, nuovo presidente del Consiglio. La scelta potrebbe ricadere su Padoan o Grasso. Scopo: gestire l’ordinaria amministrazione e poi fare la legge elettorale. Il governo Spadolini, nel 1982, durò tre mesi e otto giorni".
Grillo, ora passeranno il tempo a demonizzarci
Da parte sua Grillo cita 'Oltre il giardino' e ipotizza una risposta alla domanda che lo ossessiona: cosa faranno Renzi e i suoi nel tempo libero che avranno a disposizione. "Dobbiamo aspettarci la prossima mossa che è certa secondo me: demonizzarci, a me e al "nostro popolo", mentre inventeranno un trucco di “legge” elettorale affinchè il M5S non possa mai superare il livello di “guardia”. E da dove verrà l’ispirazione a questi guru dell’informazione per proseguire il lavoro di Mannarizzazione di Grillo? Dalla loro temporanea “disoccupazione”.
Sulla legge elettorale #NonFartiFregare: non vogliono votare perchè vogliono la pensione https://t.co/w0gMdnUoUN pic.twitter.com/MPrSN13It1
— Beppe Grillo (@beppe_grillo) 7 dicembre 2016
La battaglia dei peones per la pensione raccontata dal Fatto Quotidiano
"Se si va al voto anticipato 608 parlamentari perdono la pensione" scrive il Fatto Quotidiano, "Tra questi ci sono tutti gli M5s (e gli ex) e 209 esponenti del Pd. Secondo il regolamento approvato dal governo Monti nel 2012 chi è alla prima legislatura ha diritto all'assegno solo se raggiunge il limite dei 4 anni, 6 mesi e 1 giorno. La data a cui tutti aspirano è il 15 settembre 2017".