Roma - Sergio Mattarella frena Matteo Renzi ed è la prima volta che le divergenze tra Quirinale e Palazzo Chigi escono allo scoperto. Il Presidente della Repubblica non ha gradito gli ultimi passaggi politici messi in campo dal Presidente del Consiglio: aver considerato un voto politico la consultazione referendaria, avere annunciato le dimissioni in diretta televisiva prima di un passaggio istituzionale e senza aver incassato il sì definitivo alla legge di bilancio, aver drammatizzato la situazione facendo chiedere ai suoi elezioni anticipate quasi immediate. Ultimo passaggio, la decisione del premier di formalizzare le dimissioni mercoledì pomeriggio facendo così saltare la presenza del Capo dello Stato a Milano, per la visita ad alcune associazioni di volontariato e alla prima della Scala. Molti i messaggi, diretti e indiretti che Sergio Mattarella ha mandato a Renzi, fino a quello che può essere definito quasi un aut aut sui tempi delle elezioni anticipate: "è inammissibile andare al voto ora" ha fatto trapelare il Quirinale martedì pomeriggio.
Mattarella convince Renzi, via dopo ok Bilancio
I timori del Presidente della Repubblica
Due sono le preoccupazioni più gravi del Presidente della Repubblica. Una più legata alla politica economica e sulla quale quindi meno forte può essere la sua influenza: la crisi delle banche e in particolare di Mps. Ma sull'altra il Capo dello Stato difficilmente può far finta di nulla ed è la presenza di due leggi elettorali diverse per Camera e Senato, su una delle quali, peraltro, è ancora sospesa la spada di Damocle della sentenza della Corte Costituzionale. Che guarda caso proprio oggi ha annunciato che deciderà il 24 gennaio. Facile dunque per Mattarella, tramite i suoi sherpa, far comprendere ai partiti e al Pd di Matteo Renzi per primo, che non si può aprire una campagna elettorale basata su una legge elettorale che dopo un mese potrebbe essere giudicata incostituzionale.
Le prossime mosse del premier
Il messaggio è arrivato, chiaro e forte, ma non particolarmente gradito. Matteo Renzi è disposto, ha fatto sapere, a cedere il passo ad un governo che modifichi la legge elettorale. Il ministro Graziano Delrio ha parlato di "governo di scopo" più che di governo istituzionale. Cioè un esecutivo con vita breve e due, al massimo tre punti di programma, per poi andare al voto comunque in tempi rapidi. Ma ha anche fatto sapere che questa responsabilità non dovrebbe gravare solo sulle sue spalle e che quindi la maggioranza dovrebbe essere diversa e ben più ampia di quella attuale. Un gioco a scacchi, quello appena cominciato, che finora era rimasto dietro le quinte e che durante le consultazioni che si apriranno al Quirinale dopo le dimissioni del premier, potrebbe vedere nuove mosse.