di Marvin Ceccato
Roma - I dissidenti M5S non ci stanno. Così, mentre il Movimento esulta per gli 87mila iscritti che hanno partecipato alla votazione indetta sul blog di Beppe Grillo un mese fa per modificare il 'non statuto' del 'non partito' insistono: la votazione non è valida per il modo "in cui è stata proposta, antidemocratico e plebiscitario, perché la democrazia impone una discussione prima della deliberazione". Il non statuto cosi' "non si puo'" cambiare e serve "un'assemblea fisica". Luca Capriello, avvocato penalista di Napoli e voce del "dissenso nazionale" pentastellato - ad esempio della trentina di attivisti espulsi dal Movimento fondato e reintegrati con un'ordinanza della magistratura a cui nei mesi addietro si sono rivolti - lo dice chiaro all'Agi: "non c'è stato il quorum del 75% previsto dalla legge (l'articolo 21 del codice civile che disciplina il funzionamento delle assemblee e che stabilisce per le modifiche statutarie la presenza di almeno tre quarti dei soci e il voto favorevole della maggioranza di questi).
"La reazione M5S al voto è tutta politica e insistiamo nel richiedere un'assemblea nazionale 'fisica' che sciolga i nodi e faccia uscire dal cul de sac in cui il Movimento si è cacciato". Già l'avevano chiesta allo stesso Grillo con una lettera, ora stanno raccogliendo le firme. Capriello anticipa: "ne abbiamo già un migliaio, sono di iscritti di tutta Italia, se arriveremo a 5mila autoconvocheremo un'assemblea vera che non potra' essere deliberante ma che ha l'obiettivo di mettere a punto un documento politico". Un nuovo ricorso all'autorità giudiziaria? E' una "extrema ratio, vogliamo una soluzione politica per via democratica".(AGI)