di Barbara Tedaldi
Roma - Matteo Renzi alza la voce in Europa ma, a sorpresa, non sono i temi economici, che pure lo dividono dai falchi di Bruxelles, a tenere banco. Il 'no' del presidente del Consiglio italiano alle sanzioni alla Russia per la battaglia di Aleppo è stato quello che ha fatto cambiare il testo delle conclusioni del vertice Ue. Renzi, facendo leva anche su Spagna, Austria, Grecia e Cipro, ha stoppato l'idea di Germania, Gran Bretagna e Francia di introdurre la minaccia di sanzioni contro i russi per il loro sostegno al regime siriano di Assad. Una linea che poi è passata anche grazie al lavoro dell'Alto rappresentante di politica estera della Ue, Federica Mogherini, che dopo l'assist del premier italiano ha tenuto uniti i 28 paesi europei.
Deficit e migranti, cosa dice il documento Mef
"LE SANZIONI NON RAPPRESENTANO UN DETERRENTE"
La linea di Renzi è chiara: "Le sanzioni non rappresentano un deterrente". Diverse fonti istituzionali a Roma e a Bruxelles spiegano che le sanzioni non hanno nessuna utilità reale e anzi bloccherebbero ogni spazio diplomatico. L'Italia, tra l'altro, non è schierata ufficialmente nella battaglia di Aleppo, ma aiuta i Peshmerga e difende l'area della diga di Mosul. Si è cioè ritagliata un profilo che si avvicina più a quello di un facilitatore di dialogo più che a quello di uno contendente. C'è poi da tener conto dell'antica propensione dell'Italia a riaprire il dialogo con la Russia dopo le sanzioni post conflitto ucraino. Sanzioni a cui, comunque, l'Italia si attiene. Ma tirare in ballo nuove sanzioni, per colpire tra l'altro chi sembra destinato alla vittoria, e farlo alla vigilia di una nuova possibile tornata di colloqui, non è sembrata una buona idea al governo italiano. Angela Merkel al termine del vertice ha detto di non ritenere nonostante tutto escluso che se ne possa riparlare. Ma Federica Mogherini ora è stata incaricata di andare avanti col lavoro per portare gli aiuti umanitari in Siria e continuare sulla strada della diplomazia. La linea di Renzi, che secondo alcuni osservatori si discosta da quella degli Stati Uniti, in realtà è simile. Renzi ha ricordato che contro le sanzioni si sono espressi anche i ministri degli Esteri di Usa, Francia e Germania, e, secondo quanto riferiscono fonti istituzionali, nemmeno gli Usa hanno alcuna intenzione di ricorrere alle sanzioni.
"Errore" Unesco su Gerusalemme, Israele loda Renzi
L'altro fronte su cui Renzi ha alzato la voce è stato quello dei migranti, con l'introduzione di un passaggio che ricorda il forte impegno economico dei paesi di prima accoglienza dei flussi. Nulla di definitivo, ma si tratta pur sempre di un primo paletto per trattare da una posizione di forza nei prossimi vertici con quei paesi che meno fanno per l'immigrazione, soprattutto nel fronte Est. Non è invece entrato a far parte del menu del vertice, e del resto non era previsto, il tema delle leggi di bilancio dei diversi paesi. La trattativa è aperta da settimane, prima informalmente e ora ufficialmente, da quando la manovra è giunta sulle scrivanie europee. Difficilmente la manovra italiana verrà bocciata tout court, molto probabilmente partirà qualche rilievo più o meno formale (si parla di una lettera di richiesta di chiarimenti e indicazioni) e la negoziazione andrà avanti per settimane, fino almeno alla fine di novembre.
"LA MANOVRA NON CAMBIA"
Renzi ha deciso di adottare, almeno ufficialmente, la linea dura: "La manovra non cambia". Questo però non vuol dire che alcune misure non potranno essere limate, così come alcune cifre. Renzi ha rivendicato gli aspetti positivi dei conti pubblici italiani: rapporto deficit pil migliore di Francia e Spagna, surplus commerciale nei limiti mentre la Germania sfora di parecchio, deficit limitato rispetto ai governi del passato. Il problema di cui ha taciuto è il debito monstre che l'Italia si porta dietro da anni e che invece i commissari di Bruxelles non dimenticano mai di rinfacciare ai governi italiani. Ma Renzi intende giocarsi tutte le carte a sua disposizione per strappare il massimo margine di manovra, soprattutto in vista del referendum. "Qui non c'è un Gianburrasca che alza il dito per fare polemica" ha detto il presidente del Consiglio, "ma il nostro Paese non va in Europa a farsi dire quello che deve fare". Di certo questo vertice, anche se lui stesso l'ha definito "di routine", mostrando un po' di delusione, ha visto un nuovo protagonismo di Matteo Renzi. Nei prossimi mesi si capirà se l'effetto si riflettera' anche sulle politiche sui migranti e sulla flessibilita'. (AGI)