di Paolo Molinari
Roma - E' "inammissibile per difetto di giurisdizione" il ricorso presentato da esponenti del Movimento 5 stelle e di Sinistra italiana contro il quesito referendario sulla riforma costituzionale al voto il 4 dicembre. Nell'istanza si contestava il testo che per la sua formulazione avrebbe favorito il fronte del Sì. La seconda sezione bis del Tar del Lazio ha rilevato un "difetto assoluto di giurisdizione", ovvero la propria impossibilità a decidere sulla materia che non rientra tra quelle demandata alla giustizia amministrativa. Sentenza che infiamma il dibattito politico: una "truffa" del governo ai danni degli italiani per le opposizioni e sostenitori del No al referendum, un atto dovuto e imparziale, per maggioranza e fronte del Si'. "Il Tar del Lazio ha stabilito che il quesito, così come formulato nella scheda elettorale che sarà presentata agli elettori il 4 dicembre, mantiene quei requisiti di 'neutralità'' che lo sottraggono sia al giudizio dei magistrati, sia, ci auguriamo, alle polemiche politiche che nelle ultime settimane hanno oscurato un confronto libero e pacato sui contenuti della riforma", è il commento che arriva dal comitato Basta un Si'. La fine delle ostilità invocata dal comitato sembra però lontana.
OPPOSIZIONI SUL PIEDE DI GUERRA
Di "truffa" e "raggiro" del governo ai danni dei cittadini italiani parlano, quasi in coro, le opposizioni.
Al Comitato Basta un Si' risponde direttamente Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera. "Il Tar non ha dato alcun giudizio sul quesito, non ha detto che il quesito è 'neutrale'". Dunque, "la sostanza del testo ingannevole rimane", affermano i senatori firmatari del ricorso Loredana De Petris, capogruppo di Sinistra italiana, e Vito Crimi, M5S: "I magistrati del Tar non hanno dichiarato che il quesito referendario è corretto, ma solo che loro non possono farci nulla". La sentenza del Tar del Lazio "conferma che il quesito referendario è una truffa finalizzata a raggirare gli elettori", spiega ancora De Petris. Sulla stessa linea l'esponente di Sinistra Italiana, Alfredo D'Attorre, che parla di "pacco del governo Renzi. Il pronunciamento del Tar non entra nel merito della congruità del quesito referendario". La Lega si dice "interessata al No della gente" alla riforma e "non alla guerra di carte bollate".
"A noi non interessa questa guerra di carte bollate, a noi interessa solo portare la gente a votare No"ha commentato Gian Marco Centinaio, capogruppo della Lega Nord al Senato. "Questa riforma cambia in peggio il Paese, togliendo servizi ai cittadini con la centralizzazione delle competenze regionali come la sanità e i trasporti. Noi - conclude - vogliamo esportare l'eccellenza veneta e lombarda al Sud, non vogliamo omologarci ai disservizi del resto d'Italia".
Sul fronte opposto, la maggioranza rivendica la bontà del quesito e invita a guardare al merito della riforma. "E' prevalsa la ragionevolezza", è il commento di Enzo Bianco, sindaco di Catania e presidente Liberal Pd. "Leggo che qualcuno tra i ricorrenti M5S e SI non si arrende", spiega Marina Sereni, deputata del Partito Democratico. "In attesa di capire quale potrebbe essere la prossima mossa giudiziaria - prosegue - mi rammarico del fatto che ci sia chi pensi, a corto di qualsiasi argomento, di fare politica usando i giudici, dimenticando che il 4 dicembre gli elettori dovranno pronunciarsi sul merito della riforma costituzionale". Alla vicepresidente della Camera risponde però Pierluigi Mantini ex deputato e professore universitario di diritto amministrativo per il quale il pronunciamento del Tar del Lazio esclude, di fatto, altri ricorsi. (AGI)