di Barbara Tedaldi
Roma - Le scommesse sono aperte: riuscirà il comitato per la modifica dell'Italicum a modificare l'Italiacum? E se sì, prima o dopo il referendum del 4 dicembre? Nei capannelli in Transatlantico per un giorno non si parla di riforme costituzionali; si accettano invece scommesse, virtuali, sull'effettiva possiblità che si giunga a un testo condiviso e che la minoranza Pd decida di non votare No al referendum costituzionale. La decisione delle diverse anime della sinistra Pd di indicare Gianni Cuperlo come ambasciatore per la trattativa viene vista dalla maggioranza del partito come un buon segnale. Con lui siederanno al tavolo il presidente Pd Matteo Orfini, il vicesegretario Lorenzo Guerini, i capigruppo di Camera e Senato Ettore Rosato e Luigi Zanda. "La commissione per me è un tentativo da condurre seriamente. Non ha un compito tecnico, è evidente, ma politico" spiega Cuperlo. "Se avessero voluto rompere - spiega un ministro ed esponente della maggioranza - avrebbero indicato chi non crede alla trattativa, mentre Cuperlo è forse quello che si impegnerà più di tutti e questo fa ben sperare".
La parte più dialogante della maggioranza Pd spera infatti che la trattativa riesca, che l'Italicum sia modificato e che il Pd resti unito. Ma la componente vicina a Pierluigi Bersani è molto fredda sulla reale intenzione del segretario Matteo Renzi di cambiare la legge elettorale: "Non ci crediamo molto. Vediamo, magari ci stupiscono con effetti speciali. Ma in realtà crediamo sia solo un modo per perdere tempo", afferma uno di loro mentre, non a caso, si incammina alla presentazione del comitato del No animato da Massimo D'Alema.
Uno dei primi nodi sarà il metodo, l'altro i tempi, come per ogni comitato che si rispetti, nei palazzi della politica. E sono proprio questi due elementi che fanno pensare alla minoranza che molto probabilmente si giungerà a un nulla di fatto. Il comitato, infatti, non si riunira' prima della prossima settimana. "Ma poi ci vedremo spesso" assicura uno dei componenti. E nelle intenzioni della maggioranza renziana l'iter prevede che prima si vada a un confronto con le altre forze politiche e poi si torni in ambito Pd per tirare le somme. Mentre stamane Cuperlo aveva detto che "si deve trovare innanzi tutto un accordo politico tra di noi".
Il sospetto della minoranza è che questo comitato serva solo a mettere la sordina a chi era pronto a fare la campagna referendaria per il sì. "Il tentativo è serio", assicura chi lavora ogni giorno in stretto contatto con Matteo Renzi. "E del resto - spiega ancora un ministro, vicino al presidente del Consiglio - a Renzi conviene presentarsi ai suoi elettori con il Pd unito. Un accordo nel comitato lo rafforza". Le scommesse restano aperte, ma un deputato di lungo corso frena le ipotesi dei colleghi più giovani: "ragazzi, aspettate due settimane. Se non si parte, non si arriverà mai". (AGI)