Roma - Rivolge il proprio saluto "ai lavoratori, a chi intraprende, a chi studia per migliorare prodotti e servizi" ma Sergio Mattarella, nel discorso per la consegna delle Stelle per la Festa del Lavoro, si rivolge anche a "chi vive il dramma della ricerca del lavoro, perché non si rassegnino". Il Presidente della Repubblica ricorda che quella di oggi è "una grande festa della democrazia" e auspica, essendo il lavoro valore fondante della Repubblica, che "la cittadinanza sia piena e non mutilata" insieme alla "spinta incessante di istituzioni, imprese, forze sociali e sindacali per fare di più e meglio".
Il tema del lavoro vede "al centro i giovani che non trovano lavoro e pagano alla crisi un prezzo insostenibile e rischiano di subire, con l'esclusione di oggi anche un'ipoteca negativa sulla loro condizione di domani".
Mattarella depone una corona di fiori al monumento dedicato alle vittime del lavoro
Il presidente rivolge "un saluto cordiale ai lavoratori che sono riuniti a Genova nella tradizionale manifestazione di Cgil, Cisl e Uil", "un saluto e un augurio a tutte le organizzazioni sindacali", e ancora "un augurio pieno di affetto alle migliaia di giovani che si troveranno festosamente insieme in piazza San Giovanni per il concertone tradizionale". E' a loro che Sergio Mattarella, chiudendo il suo discorso al Quirinale per la cerimonia legata alla Festa del Lavoro, affida il senso della giornata: "Impegno, creatività, talento, voglia di stare insieme e di migliorare la società. Abbiamo bisogno della carica di speranza dei giovani - ricorda il Presidente della Repubblica - e la festa del Lavoro vuole essere, appunto, questo: la festa del futuro".
Mattarella ha rivolto "un pensiero commosso", nel corso del suo intervento per la cerimonia al Quirinale in occasione della festa del Lavoro, anche a Valeria Solesin e Giulio Regeni "due giovani ricercatori" perché "le mani assassine che li hanno portati via agli affetti delle loro famiglie e dei loro amici sono diverse ma li voglio accomunare perche' amavano cio' che stavano facendo e pensavano che la serieta' dello studio avrebbe aperto per loro e per altri la strada per un lavoro utile alla societa'". (AGI)