(AGI) - Roma, 16 dic. - Finalmente c'è l'accordo. Matteo Renzi scarica Forza Italia sull'elezione dei giudici della Consulta, e stringe il patto con Grillo sui nomi di Augusto Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti. Plaude Pierluigi Bersani: "Bella svoltona". Attaccano, invece, gli uomini di Silvio Berlusconi: "è il segno della debolezza del governo per la vicenda banche", spiega Renzato Brunetta. L'intenzione di FI, riferiscono fonti parlamentari, e' quella di appellarsi al Capo dello Stato Sergio Mattarella per denunciare il metodo scelto dalla maggioranza.
La seduta congiunta del Parlamento delle 19 avra' quini un esito positivo. L'impasse e' stato superato dopo la decisione del Pd di tagliare fuori Forza Italia dalla trattativa e concentrare invece sui 5 Stelle gli sforzi per la ricerca di un'intesa. Accordo che tiene dentro anche l'area centrista, con il nome di Giulio Prosperetti, professore di diritto del Lavoro. Le prime reazioni a caldo raccolte in ambienti azzurri, sono di forte irritazione e delusione: come sempre, viene sottolineato, Renzi non tiene fede alla parola data. La 'contromossa' di Forza Italia è quella di non partecipare al voto. Ma a questo punto, spiegano fonti forziste, la battaglia si spostera' in Aula, sulla legge di Stabilita' e mozione di sfiducia. L'ala oltranzista di FI gioisce: ora torniamo a fare vera opposizione, osserva un deputato fedelissimo del Cavaliere, e questo atteggiamento di Renzi ricompattera' il centrodestra.
I 5 stelle sono soddisfatti perche' la nuova terna, pur mantenendo il nome di Barbera - sul quale qualcuno in M5S ha espresso delle perplessita' - hanno eliminato il candidato di Forza Italia, Francesco Paolo Sisto, per loro 'conditio sine qua non' per poter dialogare e sbloccare di fatto l'impasse per l'elezione dei tre giudici della Corte costituzionale.
La nuova terna di nomi puo' contare, almeno sulla carta, su 649 voti. Il che vuol dire che potrebbe disporre, quindi, di 78 voti di margine rispetto al quorum richiesto dalla legge, ovvero la maggioranza dei due terzi, che equivale a 571 voti. Sommando i voti dei deputati e dei senatori di Pd, M5S, Area popolare e Scelta civica, a cui si dovrebbero aggiungere quelli di Per le Autonomie, il totale e' di 649 voti. Anche togliendo i 20 delle Autonomie, il quorum, sempre stando al pallottoliere, sarebbe assicurato. Salvo defezioni dell'ultimo minuto e franchi tiratori. (AGI)