AGI - La Camera di Commercio Italo-Libica aprirà una sede permanente a Bengasi, capitale della Cirenaica. Questa notizia è motivo di soddisfazione per Belkacem Haftar, figlio del celebre generale Khalifa Belqasim, che, a margine del Forum Economico Italo-Libico, conclusosi ieri a Bengasi, ha definito il ritorno delle aziende italiane in Cirenaica "un momento storico". Per Haftar, a capo del Fondo libico per la ricostruzione e lo sviluppo, si tratta non solo di un ritorno simbolico, ma anche operativo. Parlando all'Agenzia Nova, Haftar ha affermato che le aziende italiane "conoscono bene il nostro mercato, con cui condividiamo relazioni storiche, geografiche e culturali. Hanno esperienza, qualità e capacità: abbiamo bisogno di loro". Per lui, "la cosa più importante è la fiducia: rispetteremo tutti i contratti stipulati con le aziende italiane, anche in termini di pagamenti. Abbiamo molti progetti per i quali contiamo sulla loro partecipazione", ha affermato il direttore del Fondo.
Interrogato sul bilancio di 11 miliardi di euro richiesto dal Fondo, Haftar ha spiegato che si tratta di un programma triennale "basato su studi settoriali, volto a migliorare i servizi nei settori prioritari: sanità, istruzione, infrastrutture, ambiente, logistica e trasporti". Gli investimenti sono progettati in base alle esigenze di città e regioni. Interrogato su come promuovere l'unità nazionale in un contesto ancora segnato da divisioni, Haftar ha anche sottolineato che la stabilità richiede sviluppo. "Lo sviluppo è un fattore determinante per raggiungere una soluzione", ha affermato il direttore del Fondo libico. Haftar ha poi spiegato che la ripresa economica potrebbe diventare un motore di stabilizzazione, non solo per le comunità locali, ma anche "per la classe politica e i Paesi limitrofi".
A margine del Forum, anche il presidente della Camera di Commercio Italo-Libica, Nicola Colicchi, ha considerato che l'Italia ha un'ultima possibilità di recuperare il terreno perduto in Libia, una regione che rappresenta "uno spazio vitale", non a livello ideologico, ma economico e strategico. "Spero che questo impulso dal basso, dalle imprese, venga percepito chiaramente. Questo non è lo spazio vitale degli anni '20 (sotto il fascismo), ma uno spazio vitale moderno, in un mondo in cui ogni nazione sta costruendo il proprio", ha spiegato Colicchi. "Non voglio essere pessimista, ma quando guardo quello che sta succedendo qui, capisco che rischiamo di essere lasciati indietro", ha aggiunto il presidente della Camera di Commercio, riferendosi alla crescente presenza di attori stranieri nel Paese nordafricano, in particolare turchi, russi e cinesi. "Anche gli americani si stanno preparando ad accreditare la Cirenaica", ha proseguito, esprimendo il timore che "l'Italia, l'unico Paese con una reale necessità strategica di essere qui", possa "restare fuori".