R oma - Terminata la scuola superiore il 30 per cento dei ragazzi desidera lavorare, il 50 per cento andare all'università, quota decisamente più bassa rispetto a dieci anni fa. E 20 su cento sono incerti rispetto al proprio futuro. Questi sono solo alcuni dei dati emersi dal progetto "Gap - Giovani alla prova", i cui risultati saranno illustrati a Roma il prossimo lunedì, presso la Regione Lazio.
Il progetto ha chiesto a quasi 2.000 studenti di 17 scuole secondarie di secondo grado della Città metropolitana di Roma Capitale di esprimersi su temi quali lavoro, bullismo, consumi di droghe e alcol, diversità e immigrazione, reti sociali e tempo libero. Mentre i ragazzi sembrano meno decisi a continuare gli studi le ragazze invece no: 60 per cento contro il 43 per cento dei maschi, più proiettati verso la ricerca di un'occupazione (35 per cento contro il 23 per cento delle femmine), ma anche più indecisi (22 per cento contro 17 per cento). Nelle scelte, lo "status sociale" conta: la prospettiva di iscriversi all'università è più elevata tra i benestanti (62 per cento) e diminuisce tra i ragazzi di ceto inferiore (45 per cento). Nonostante solo la metà dichiari l'intenzione di immatricolarsi, l'università è ancora considerata da molti un'esperienza importante (80 per cento) per trovare un buon lavoro, soddisfare i propri interessi e come fonte di cultura. Le professioni ambite spaziano dal settore tecnico-ingegneristico (16 per cento), a quello sportivo (12 per cento) o turistico-enogastronomico (11 per cento). (AGI)