R oma - Cosa fanno i concorrenti di Masterchef che lasciano la cucina più celebre e celebrata della tv italiana? Agi ha deciso di seguire le loro tracce, ricostruire la loro esperienza e farsi raccontare la loro ricetta preferita, quella con cui avrebbero voluto stupire agli spettatori.
Condurre un programma televisivo sulla cucina? L'idea di mettersi ai fornelli davanti a una telecamera non dispiace affatto a Rubina Rovini, eliminata nella nona puntata dalla cucina più famosa d'Italia. "In futuro – commenta all'Agi - mi piacerebbe un programma culturale sulla cucina anche perché, essendo curiosa e studiosa per natura (ai fornelli, si intende), avrei il grandissimo desiderio di condividere questo magico mondo con il pubblico. Il cibo regala emozioni uniche, ed io vorrei raccontare ciò che di grande il cibo può trasmettere".
D'altronde i numeri sembra averli tutti, a iniziare da uno: 1.813, quello dei suoi follower su Twitter. "E' la più grande vittoria di Masterchef". E' la prova "di essere riuscita a trasmettere così tanto in così pochi minuti alla settimana. Sono immensamente grata al pubblico, che fin dal primo momento mi ha sostenuto in questa grande avventura, vedendo in me il coraggio e la tenacia di una persona che vuole voltare pagina, che non ha paura, disposta a sputare sangue pur di vedere realizzato il proprio sogno. Allo stesso tempo hanno apprezzato tutti la mia umiltà e la mia lealtà, che non mi ha permesso di infangare i miei avversari, nonostante il trattamento che, a volte mi è stato riservato".
Quanto all'eliminazione, Rubina non ha dubbi: "Il mio non è stato un errore momentaneo, bensì un percorso ben calcolato, secondo cui portandomi allo sfinimento, sarei prima o poi stata eliminata. Sono arrivata all'ennesimo pressure test sfinita dai continui svantaggi ed esclusioni di gara, scontrandomi con persone come Erica che non aveva mai fatto un pressure dall'inizio della gara. Sapevo che il gioco non era ad armi pari, la paura di questa consapevolezza, insieme allo sfinimento delle continue prove a cui ero stata sottoposta, mi ha fatto perdere la rotta".
Ma lei non si lascia abbattere: "continuerò ancora più caparbia e tenace, ad inseguire il sogno. Adesso che l'ho visto, ho provato cosa significa, non lo mollo più. Darò tutta me stessa per crescere e diventare una professionista affermata del food.". Nell'immediato ci riproverà con il concorso Voiello, poi magari lavorando " il più possibile con aziende, ristoranti, esercizi commerciali, scuole di cucina e magari tv, per crescere e costruire il mio profilo professionale. Ho la fortuna di essere come una lavagna pulita, su cui scrivere la mia professione, per cui cercherò di cogliere tutte le occasioni mi si presenteranno".
Il suo piatto forte? Quinoa multicolor ai profumi mediterranei con riduzione di agrumi e menta.
Ingredienti (a persona):
50 gr quinoa multicolor
2 pomodori secchi
1/2 cucchiaio di capperi sotto sale
1 albicocca disidratate
5 gr pinoli
1/2 cipollina fresche
2 pomodori piccadilly
1 arancia bio
1 lime
1 limone
2 cucchiai di zucchero
Olio evo qb
Bacche di pepe rosa
Sale qb
Procedimento:
Lavare accuratamente la quinoa, tostarla senza grassi ed aggiungere 100 ml di acqua leggermente salata. Cuocere per 15 minuti a fuoco basso e lasciare da parte. In una boule mescolare i pomodori secchi tagliati sottili, capperi dissalati, albicocche e cipolline tritate, pomodori piccadilly in concasse e pinoli tostati a secco. Aggiungere la quinoa e mescolare con olio evo e bacche di pepe rosa. Aggiungere scorza di arancia, limone e lime.
A parte cuocere il succo filtrato con un cucchiaio di zucchero e lasciar ridurre fino a velare il cucchiaio. Aggiungere la menta tritata fine e nappare la quinoa.
Al Quinoa multicolor possono essere abbinati dei vini bianchi, come suggerito dal sommelier Paolo Abballe del ristorante Metamorfosi di Roma. Uno potrebbe essere il Trebbiano d'Abruzzo Doc "Anfora" 2013 Cirelli prodotto da Francesco Cirelli nell'omonima Azienda Agricola in provincia di Teramo. Questo vino Fermenta in anfora a contatto con le bucce per 20 giorni. La fermentazione dura circa 120 giorni al termine dei quali il vino viene travasato. Rimane in anfora a contatto con le fecce fnissime per altri 240 giorni circa. E' un vino che impressiona per la grande malleabilità di servizio impostato su note olfattive che giocano su toni di frutta fino ad arrivare ad elementi resinosi. Al palato la bella mineralità e l'invidiabile freschezza fanno ottenere al vino una beva eccellente. Un secondo abbinamento è il Verdicchio di Matelica Riserva D.O.C.G. di Mirum La Monacesca 2012, vino che si fa notare per dotazioni, evidenti, di crescita nel tempo. Corpo da fuoriclasse che come tutti i campioni riesce ad emozionare da solo ma allo stesso tempo esaltare chi si accosta a lui La mineralità evidente lo porta ad essere molto malleabile ma allo stesso tempo ne identifica la personalità. (AGI)