Sanita': ticket cari e tempi biblici, italiani in fuga da pubblico
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Sanita': ticket cari e tempi biblici, italiani in fuga da pubblico

Sanita': ticket cari e tempi biblici, italiani in fuga da pubblico

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(AGI) - Roma, 30 set. - Ticket sempre piu' cari, tempi diattesa biblici, difficolta' di accesso alle cure: tutto questocontribuisce ad allontanare gli italiani dalla sanita'pubblica. E' quanto emerge dalla 17ma edizione del Rapporto PitSalute ''(Sanita') in cerca di cura'', presentato dal Tribunaleper i diritti del malato-Cittadinanzattiva. Su oltre 24milasegnalazioni giunte nel 2013 ai PIT salute nazionale eregionali e alle sedi locali del Tribunale per i diritti delmalato, quasi un quarto (23,7%, +5,3% rispetto al 2012)riguarda le difficolta' di accesso alle prestazioni sanitariedeterminate da liste di attesa (58,3%, -16% sul 2012), peso deiticket (31,4%, +21%) e dall'intramoenia insostenibile (10,1%, -5,3%). Dunque, quello che allontana sempre piu' i cittadinidalle cure e dalla sanita' pubblica e' il peso dei ticket:obbligati a "sopportare" la lista di attesa si rinunciaall'intramoenia troppo costosa, e il ticket proprio non vagiu'."I cittadini oggi hanno bisogno di un SSN pubblico forte, cheoffra le risposte giuste al momento giusto e che non aggravi lasituazione difficile dei redditi familiari. E' un punto dipartenza imprescindibile per impostare la cura appropriata peril SSN, che non puo' essere messa a punto senza ilcoinvolgimento delle organizzazioni dei cittadini" . Queste ledichiarazioni di Tonino Aceti, Coordinatore Nazionale delTribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva."Dobbiamo innanzitutto ridurre i ticket, scongiurare nuovitagli al Fondo Sanitario Nazionale e governare seriamente itempi di attesa di tutte le prestazioni sanitarie, e non solodi alcune come accade ora, mettendo nero su bianco un nuovoPiano di Governo dei tempi di attesa, fermo al 2012".All'interno dei dati sulle difficolta' di accesso alleprestazioni sanitarie, le segnalazioni sui lunghi tempi diattesa restano ancora al vertice delle preoccupazioni deicittadini: a lamentare le liste di attesa e' il 58,5%, quasiugualmente ripartite fra esami diagnostici (34,1%), visitespecialistiche (31,4%) e interventi chirurgici (27,1%). Ilsecondo ostacolo all'accesso alle prestazioni e' rappresentatodal problema dei ticket, in forte aumento di piu' di 20 puntiin percentuale dal 10,3% del 2012 al 31,4% del 2013.In questo ambito, quasi la meta' (44%) dei cittadini contattaCittadinanzattiva per i costi elevati e gli aumenti dei ticketper specialistica e diagnostica, il 34,4% per avereinformazioni sull'esenzione dal ticket, il 12,9% sul perche'alcune prestazioni siano erogate a costo pieno (e non solo conil ticket) e l'8,6% sulla mancata applicazione dell'esenzione.Al secondo posto, le segnalazioni sulla grave situazionedell'assistenza territoriale (15,6%, in lieve aumento rispettoall'anno precedente); in particolare l'assistenza ricevuta damedici di base e pediatri di libera scelta (il 25,7% dellesegnalazioni, +2,3%), soprattutto perche' i cittadini si vedononegata una visita a domicilio o il rilascio di unaprescrizione; la riabilitazione (20,3%, +6,7%), in particolareper i disagi legati alla mancanza o scarsa qualita' deiservizio in ospedale o alla difficolta' nell'attivazione diquello a domicilio; l'assistenza residenziale (17,3%, invariatorispetto al 2012). Dopo essere stato per anni il primo problemaper i cittadini, la presunta malpractice rappresenta la terzavoce di segnalazione (15,5% delle segnalazioni nel 2013 vs al17,7% del 2012). Sara' anche questo un effetto delledifficolta' di accesso ai servizi? Pesano ancora in modopreponderante in questa area i presunti errori terapeutici ediagnostici (66%, ossia i due terzi delle segnalazioni, +9% sul2012); seguiti dalle condizioni delle strutture (16%, -7%),dalle disattenzioni del personale sanitario (10,4%, -2,1%),dalle infezioni nosocomiali e da sangue infetto (3,8%).Nell'ultimo anno, il valore pro-capite della spesa sanitariaprivata si e' ridotto da 491 a 458 euro all'anno e le famiglieitaliane hanno dovuto rinunciare complessivamente a 6,9 milionidi prestazioni mediche private. Dopo il restringimento delwelfare pubblico, anche il welfare privato familiare comincia amostrare segni di cedimento. Tra il 2007 e il 2013 la spesasanitaria pubblica e' rimasta praticamente invariata (+0,6% intermini reali) a causa della stretta sui conti pubblici. E'aumentata, al contrario, la spesa di tasca propria dellefamiglie (out of pocket): +9,2% tra il 2007 e il 2012, per poiridursi del 5,7% nel 2013 a 26,9 miliardi di euro. Tre miliardigli euro spesi dagli italiani per ticket sanitari nel 2013, conun incremento del 25% dal 2010 al 2013 (Corte dei Conti). .
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