Copenaghen - Non solo migliora la sopravvivenza globale e la qualita' di vita, ma riduce anche il rischio di ipertensione e disturbi neurologici e psichiatrici, che possono essere associati con l'utilizzo di altri farmaci. Parliamo di tumore della prostata, la forma di neoplasia piu' frequente tra i maschi italiani, con oltre 35 mila nuovi casi ogni anno, e del trattamento con abiraterone acetato, associato a prednisone. Una cura specifica per la forma metastatica in fase precoce e asintomatica. Questo risultato emerge da uno studio presentato oggi al congresso europeo di oncologia medica ESMO, in corso a Copenaghen. Nel dettaglio e' emerso che il rischio di sviluppare ipertensione di ogni grado come effetto collaterale del trattamento e' piu' del doppio (2.26) per i pazienti trattati con enzalutamide (un altro farmaco disponibile per il trattamento dello steso tipo di pazienti) mentre e' di solo 1.16 per l'associazione dei due farmaci.
Anche per il grado piu' alto di ipertensione la differenza e' rilevante, essendo il rischio 2.52 volte per l'enzalutamide a 1.72 per i due farmaci. Importante anche la differenza del rischio per i disturbi neurologici (1.44 rispetto a 1.13) e psichiatrici (1.43 rispetto a 1.04). Questi nuovi dati si associano a quelli gia' noti, in termini di aumento della sopravvivenza, di ritardo della progressione della malattia e del miglior controllo del dolore correlato al tumore avuti con l'associazione di abiraterone e prednisone. "Questi numeri cosi' riportati possono risultare di difficile comprensione - spiega Roberto Iacovelli, oncologo medico all'Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona - in realta' sono molto importanti, in quanto possono influire sulla qualita' di vita dei nostri pazienti. Quando parliamo di persone affette da tumore alla prostata, dobbiamo considerare un'eta' media di oltre 60 anni e di pazienti che spesso hanno gia' altre comorbidita' per cui l'insorgenza di disturbi ulteriori come complicanza del trattamento che possono peggiorare la memoria, la vita di sociale o richiedere ulteriori medicine ha un impatto non secondario sul paziente. Questo va quindi considerato non solo come portatore di una malattia che deve essere curata ma anche come individuo sociale. Per cui la scelta della terapia oncologica deve tener conto delle possibili complicanze e del rapporto rischio-beneficio cercando di offrire un trattamento che sia sicuramente efficace ma anche personalizzato sulle esigenze e i possibili rischi e questo studio dimostra come l'abiraterone e' caratterizzato da un minor rischio di sviluppare ipertensione e disturbi neuropsichici. Questi dati - continua. Iacovelli - scaturiscono da una nuova meta-analisi sugli effetti avversi dei farmaci utilizzati nel trattamento del tumore della prostata. La prima era stata presentata durante il congresso Americano di Oncologia lo scorso gennaio e riguardava la fatigue e la tossicita' cardiovascolare mentre quella recentemente presentata all'ESMO si e' focalizzata sul rischio di sviluppare ipertensione, eventi neurologici e psichiatrici. I dati derivano dall'analisi di studi randomizzati controllati (RCT) nei quali sono stati inclusi piu' di 5000 pazienti trattati con abiraterone acetato associato a prednisone oppure enzalutamide. Per ciascuno farmaco e' stato valutato il rischio relativo (RR) di sviluppare una tossicita' e il suo intervallo di confidenza rispetto al trattamento di controllo utilizzando una metodologia statistica e validata". (AGI)