(AGI) - Roma, 24 mag. - Un "hospice perinatale" al Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma come risposta assistenziale, etica e scientifica alla diagnosi prenatale basata sulla medicina fetale e sulle cure palliative prenatali e l'accompagnamento del feto come paziente, anche nelle condizioni patologiche piu' estreme. La nuova struttura, denominata Hospice Perinatale - Centro per le Cure Palliative Prenatali e diretta dal Prof. Giuseppe Noia, nasce all'interno del Polo Salute della Donna e del Bambino del Policlinico Universitario A. Gemelli e in essa operera' il personale medico del servizio di Day Hospital e dell'Hospice Perinatale Questa esperienza, unica a livello nazionale per la sua complessita' e multidisciplinarieta', che sviluppa e completa l'opera assistenziale effettuata dal Centro di Diagnosi prenatale negli ultimi 30 anni e che ha permesso di assistere con approcci multipli e integrati, sara' al centro del convegno "Custodire la vita" che si terra', domani mercoledi' 25 maggio, alle ore 8.30, nell'Aula Brasca del Policlinico A. Gemelli (Largo A. Gemelli, 8), promosso dal Centro di Ateneo per la Vita dell'Universita' Cattolica del Sacro Cuore, dal Polo Salute della donna e del bambino del Policlinico Gemelli, dalla Scuola di Specializzazione in Ginecologia e Ostetricia dell'Universita' Cattolica del Sacro Cuore e dalla Fondazione "Il Cuore in una Goccia" Onlus, nel quale verranno presentati i risultati della lunga esperienza di terapia e palliazione prenatale. "La terapia fetale - dichiara il Prof. Giuseppe Noia, Direttore della UOC Hospice Perinatale del Gemelli, nasce con l'avvento della medicina fetale circa quaranta anni fa. In tutto il mondo le tecniche ultrasonografiche sono diventate elemento basilare per guidare approcci invasivi verso un compartimento fetale e apportare una serie di atti diagnostici e terapeutici finalizzati a trattare il feto come un paziente a tutti gli effetti.
"L'Hospice Perinatale - prosegue il Prof. Noia - ha un impatto culturale fra due modi di pensiero antropologicamente opposti: il primo vive dell'illusione che eliminando il sofferente si possa eliminare la sofferenza, il secondo invece nel rispetto piu' totale della preziosita' della vita umana, senza guardare alle dimensioni dell'essere umano ma solamente al suo valore, cerca di prevenire le malattie, cerca di curarle, cerca di limitare i danni fisici e psicologici del malato e delle famiglie, cerca di lenire la sofferenza fisica e psicologica, forte dell'assunzione di tre metodologie per affrontare la sofferenza umana: prevenire, curare, lenire il dolore. Ma tutto questo esprime il concetto della solidarieta' umana, della medicina condivisa, e si traduce in un'unica espressione: I care (mi prendo cura di te). Il quadro generale ha segnato quindi un passaggio che nella medicina fetale e' diventato una eccellenza etica della nostra istituzione: l'Hospice Perinatale non e' un luogo ma e' un modo di curare il feto e il neonato. Anche nelle condizioni patologiche piu' estreme si puo' dare speranza di prevenzione, cura e sollievo del dolore accompagnando non solo il feto con tutto l'approccio scientifico e clinico ma anche le famiglie. E' questo il vero fondamento della medicina della speranza". (AGI)
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