Salute: intestino umano si e' adattato a inquinanti e antibiotici
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Salute: intestino umano si e' adattato a inquinanti e antibiotici

Salute: intestino umano si e' adattato a inquinanti e antibiotici

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(AGI) - Roma, 22 giu. - E' anche grazie ai nostri microrganismiintestinali che abbiamo potuto trasformarci dacacciatori-raccoglitori, quali eravamo nel Paleolitico, adagricoltori nel Neolitico, fino alle societa' moderne nellequali siamo giunti a poter degradare prodotti derivati dallaraffinazione del petrolio, ma anche ad accentuare la resistenzadel nostro organismo agli antibiotici. A confermarlo unaricerca pubblicata su Current Biology che ha confrontato ilgenoma delle specie batteriche che popolano l'intestino negliHadza, una delle ultime popolazioni di cacciatori-raccoglitoririmaste, con quello di italiani residenti a Bologna. "Lo studio dimostra come i microrganismi intestinalisvolgano un processo fondamentale all'equilibrio energeticonecessario per la nostra salute", ha spiegato ClarissaConsolandi dell'Istituto di tecnologie biomediche del Consiglionazionale delle ricerche (Itb-Cnr) di Segrate (Mi). "Quando gliamminoacidi essenziali sono carenti nella dieta, ad esempio,sono proprio loro a fornirceli. In particolare, i batteriintestinali degli Hadza - ha continuato - sono specializzatinella formazione di amminoacidi aromatici presenti in cibiquali uova e latte, di cui la loro alimentazione e' povera;quelli degli italiani sono invece specializzati nellabiosintesi di amminoacidi ramificati di cui sono ricchi soia eriso integrale, carenti nei nostri pasti. La ricerca dimostrapoi come i microrganismi intestinali si specializzino nelladegradazione dei carboidrati: polisaccaridi complessi diorigine vegetale, come quelli presenti in bacche e piantericche di fibre, per gli Hadza; zuccheri semplici e raffinaticontenuti nel pane e nella pasta per gli italiani". Lo studioha portato anche a un'altra scoperta: "I batteri intestinalidegli italiani sono deputati alla degradazione edetossificazione di composti 'xenobiotici', cioe' sostanzeestranee all'organismo che possono causare effetti nocivi perla salute, quali il naftalene, ottenuto dalla raffinazione delpetrolio, i benzoati, comuni conservanti alimentari, e glixileni", ha continuato la ricercatrice. "Questa e' ovviamenteuna risposta adattativa delle popolazioni urbaneall'esposizione ripetuta a tali xenobiotici, che consente diridurre il rischio per la salute", ha aggiunto. La ricerca siA? concentrata inoltre sull'incremento della resistenza agliantibiotici a cui si assiste negli ultimi decenni nei paesioccidentali, a seguito del loro uso massivo in ambitofarmaceutico e negli allevamenti. "Comparando i geni microbiciche conferiscono tale resistenza negli italiani e negli Hadza,una delle rare popolazioni contemporanee ancora non esposta atali sostanze - ha detto Consolandi - e' stato possibilevalutare come l'utilizzo degli antibiotici nei paesioccidentalizzati stia favorendo, oltre alla formazione dispecifici geni nei batteri intestinali, anche un incrementodella loro mobilita' da microrganismo a microrganismo,particolare che accentua la resistenza dell'organismo, rendendosempre piu' difficile realizzare antibiotici efficaci". (AGI).
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